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È appena finito il vertice tra Beppe Grillo e Luigi Di Maio che ha sancito il ritorno del fondatore al centro del M5S e Roberta Lombardi, nome di peso della galassia dei 5S, va dritta al punto: «Sono molto contenta che si sia capito che l’uomo solo al comando è un modello politico e culturale che non si addice al Movimento. E Beppe è stato chiaro sul fatto che adesso si debba lavorare con il Pd, e solo con il Pd, per costruire un progetto comune intorno a questo governo».
Grillo ha commissariato Di Maio? 
«Credo che Beppe abbia soprattutto dato un’indicazione chiara a chi, come Luigi, pensava che il Movimento potesse incarnare la “terza via”. È quel progetto a essere fallito. Di Maio resta il capo politico, anche perché un capo politico serve per legge. Ora sarà fondamentale seguire quel processo di riorganizzazione, che toglierà un po’ di responsabilità a Luigi. Non può fare tutto da solo, non è Mandrake».
Il forno con la Lega è definitivamente chiuso?
«Dopo il vertice di oggi, mi sembra un’idea del tutto tramontata. Beppe ci chiede di costruire un’agenda di governo con il Pd che parli di innovazione, ambiente, giustizia sociale, ridistribuzione della ricchezza. Questi sono temi che non hanno punti di contatto con il sovranismo leghista. Con loro, abbiamo la certezza che certi discorsi non sono possibili, mentre con il Pd, almeno sulla carta, c’è una strada da costruire insieme».
È davvero possibile una sintonia? Nicola Zingaretti plaude al discorso di Grillo, ma solo pochi giorni fa ha proposto un’agenda che parte dallo Ius soli e dall’abolizione dei decreti sicurezza: due temi indigeribili per voi.
«Quando inizi a uscire con una persona, non gli puoi chiedere di sposarti la prima sera. Partire da ciò che ci divide, quindi, è stata una provocazione e un errore. Spero si sia esaurita la necessità di fissare paletti identitari. Partiamo invece da ciò che ci accomuna, per il bene del Paese».
La distanza dalla Lega, l’ambiente, la giustizia sociale, il lavoro. Sono alcuni dei temi che hanno portato in piazza le “sardine”. Questo governo può incanalare l’impulso che nasce da quella piazza?
«Mi auguro che questo governo riesca a dare loro delle risposte, ma sono persone libere, con diverse appartenenze politiche. E sono deluse, forse, soprattutto da noi che dieci anni fa nascevamo proprio in quelle piazze».
Il ritorno di Grillo basterà a placare i malumori nei confronti di Di Maio? C’è chi chiedeva le sue dimissioni da leader, chi da ministro.
«Non credo che Di Maio debba lasciare la Farnesina. Nella riorganizzazione interna ci saranno delle figure organizzative che gli daranno una mano per guidare il Movimento. Dovrebbe sceglierle Luigi, e lì si vedrà se ha la sensibilità di capire che c’è ricchezza anche nelle posizioni più critiche. In questo senso, mi auguro che Grillo possa svolgere un ruolo di garanzia».
Grillo, senza troppi giri di parole, ha anche detto ai malpancisti di non rompere. Si sente un po’ chiamata in causa?
«Detto da Grillo, “rompicoglioni” è un onore al merito. Va benissimo, ma l’elemento importante di quel messaggio è un altro: non possiamo più fare l’errore di parlare solo delle nostre dinamiche interne, come fanno gli altri partiti. Torniamo a dare risposte agli italiani».
Il governo potrebbe cadere dopo l’Emilia Romagna e Di Maio ha detto che correrete da soli. È un errore? 
«Mi chiedo chi lo abbia deciso. Ogni volta che abbiamo consultato gli iscritti, loro ci hanno dato una direzione. Sarebbe opportuno chiedergli anche ora con chi dobbiamo correre. Mi auguro che Grillo e Di Maio diano la parola ai nostri iscritti. Come può Di Maio, da solo, prendersi questa responsabilità?».
Qualcuno inizia a mettere in discussione le consultazioni online su Rousseau.
«Io stessa ho un problema a rispondere a un quesito in cui per dire Sì devi cliccare No, com’era stato anche ai tempi del salvataggio di Salvini. Credo che in questa fase di riorganizzazione si dovrà lavorare sul quando consultare gli iscritti, come e che tipo di quesiti porre, perché Rousseau ha delle potenzialità enormi». —