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“Stiamo perdendo la bussola” Il governo torna in fibrillazione

fabio martini
roma
Una cena resa indigesta da un “aperitivo” molto amaro. Alle 11 della sera, quando Giuseppe Conte e i suoi ministri si sono tardivamente seduti a tavola per la cena voluta dal presidente del Consiglio per ritrovare almeno un po’ di spirito di squadra, alle loro spalle si erano lasciati una delle giornate più faticose nella storia del governo giallo-rosso.
 
Ad appesantire gli spiriti dei ministri Pd, Cinque stelle, renziani e di Leu ha contribuito una notizia inattesa: alle 20 è terminata la votazione degli iscritti Cinque stelle nel referendum sulle Regionali, il cui esito ha chiuso gli ultimi spiragli di alleanza locale col Pd. Con effetti potenzialmente destabilizzanti sui Cinque stelle e di riflesso su un governo, che «purtroppo sta perdendo la bussola», confidava un ministro del Pd poco prima di entrare nel ristorante della cena, «perché una fiammata di orgoglio indipendendista nel Movimento non prelude a nulla di buono».
Ieri sera il più depresso per il voto della piattaforma Rousseau, anche se non lo dava a vedere, era il presidente del Consiglio: l’ala pentastellata che puntava ad un accordo strategico col Pd (Fico-Trizzino) nel referendum aveva scommesso sulla desistenza e ha perso nettamente. Ora Conte sa che in Emilia-Romagna andrà comunque male per lui: se il Pd vince da solo e i Cinque stelle vanno male, il governo sarà ancor di più destabilizzato.
E questa sensazione di smarrimento tra i notabili del governo, era suggerita da una dichiarazione rilasciata cinque ore prima, stavolta a Milano, dal presidente del Consiglio che era arrivato ad ipotizzare un ripristino dello scudo legale per l’acciaieria ex Ilva: per Conte sarebbe il quarto cambio secco di posizione – no, sì, no, sì – nel giro di 17 mesi. Una giornata, appesantita dalla difficoltà di far quadrare dossier come Fondo Salva Stati, Alitalia, ex Ilva, Legge di Bilancio.
 
È con tutto questo arretrato che il presidente del Consiglio ha deciso di confermare la cena già preannunciata ai propri ministri due giorni fa, una cena per provare a creare quel clima da “spogliatoio” necessario per provare a vincere le partite. Iniziativa che nei giorni scorsi era stata salutata con scetticismo da parlamentari e media, soprattutto perché nella tradizione italiana “conclavi” e cene non hanno mai portato bene. Anzi, di solito, hanno preceduto divorzi irreparabili.
La cena si è tenuta alla vigilia di due appuntamenti “sensibili” che Conte non vuole mancare e per i quali ha bisogno dell’appoggio di tutta la maggioranza. Il primo si svolge questa mattina alle 8,30 col vertice di maggioranza sul Meccanismo europeo di stabilità, questione delicata sollevata dall’opposizione leghista, ma che ha finito per creare fibrillazioni nel governo, dove i timori di un ridimensionamento di Roma in eventuali trattative finanziarie con Bruxelles sono stati raccolti dai Cinque stelle. Il secondo appuntamento è fissato alle 18.30, quando Conte e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli torneranno a sedersi al tavolo con i Mittal per scongiurare l’uscita di scena del colosso franco indiano dall’ex Ilva.
 
Conte ha scelto il giorno meno felice per la cena di riconciliazione: la sera che chiude ogni possibilità di accordo strategico con il Pd. Per la cena chiamata a restituire lo spirito di squadra ha deciso di portare i ministri, come si suol dire, a “cena fuori”. Non si è limitato a vedersi attorno ad una tavola nella sala da pranzo all’interno di palazzo Chigi, ma ha fatto prenotare in un ristorante a settecento metri dalla sede del governo.
 
Con l’idea di farsi a piedi il tragitto da Chigi al ristorante, con la recondita speranza di fare spettacolo, con telecamere e agenzie che seguono i ministri. Escamotages che ormai stanno mostrando la corda. Come quella di alcuni giorni fa, quando Conte ha scritto una lettera, sempre ai suoi ministri, invocando idee per la vicenda ex Ilva. Non se ne è saputo più nulla. —

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