sabato 16/11/2019

PARERI

 

Gianfranco Pasquino
Basta che non sia solo una conta, quei giovani facciano campagna

La contrapposizione tra “sardine” e Salvini va benissimo, purché non si esaurisca in una conta dei presenti, le manifestazioni devono avere un contenuto politico. Ho assistito all’evento leghista e c’è stato un dibattito politico di qualche interesse, mi sembra che invece le “sardine” volessero soltanto contarsi. Mi piacerebbe che quelle persone avessero voglia anche di mettersi in gioco per la campagna elettorale. Di certo il Pd e i 5 Stelle hanno molto da imparare, perché è bastata una parola d’ordine precisa – in questo caso l’anti-salvinismo – a portare in piazza le persone. I 5 Stelle in passato hanno avuto queste pulsioni, ma sembrano averle perdute, il Pd non può fare la solita stanca campagna elettorale. Non basta solo coinvolgere i giovani, bisogna lasciar loro un po’ di briglie sciolte, senza troppe censure. E soprattutto si deve evitare che resti soltanto una mobilitazione bolognese: se ci si rivolge ai giovani lo si faccia anche in tutto il resto dell’Emilia, capendo quali sono i problemi in ciascuna città e cercando di dare risposte.

 

Elisabetta Gualmini 
Il Pd si ricordi l’importanza di saper stare in mezzo alla gente

Quella di piazza Maggiore è stata una marea umana incontenibile e pacifica, segno del fatto che in Emilia Romagna ci sono valori profondi e radicati che resistono, oltre che una marcata differenza tra destra e sinistra. I partiti, Pd compreso, hanno solo da imparare: il risveglio di migliaia di persone è avvenuto dal basso e con estrema semplicità, evidenziando un paradosso rispetto alla difficoltà con cui i partiti fanno uscire di casa le persone. Lo stesso Salvini ha dovuto portare a Bologna tutte le truppe cammellate, tra pullman, consiglieri, deputati e governatori. Il messaggio che non si può ignorare è l’importanza di parlare con le persone, di starci in mezzo: il Pd deve approfittare del fatto che Bonaccini lo abbia sempre fatto. Occhio però a mettere cappelli finti sulle piazze come avvenuto in passato, ad esempio coi “Friday for Future”. C’è poi da dire che molte “sardine” neanche voteranno: Bologna è da sempre città aperta e universitaria, in piazza c’erano di sicuro tanti non residenti. L’Emilia Romagna è contendibile già da un pezzo.

 

Piero Ignazi
La sinistra non disperda questa energia, diventi più fantasiosa

La cosa più interessante di due sere fa, è stato l’interscambio tra modernità e tradizione. Da una parte la Lega, con un incontro standard, con i soliti pullman di persone e tutti gli esponenti del partito. Dall’altra una piazza, prevalentemente di sinistra, che si è organizzata attraverso il passaparola e l’idea di quattro ragazzi, in maniera anche molto ironica e giocosa. Quello che deve imparare la sinistra per non disperdere queste energie è proprio cercare di essere un po’ più creativa, avere un po’ di fantasia anche in politica, promuovere iniziative di questo genere. La piazza delle sardine non va affatto sottovalutata: Bologna non è tutta l’Emilia Romagna, ma ha un potentissimo significato simbolico per la sinistra. E in questa Regione, a differenza di altri territori, è meno marcato lo scarto tra il capoluogo e le città di periferia, terreno su cui di solito è bravo a inserirsi Salvini.

 

Francesco Baccini
Le “sardine” non mollino il colpo e continuino fuori da Bologna

Conosco bene Modena e l’Emilia perché lì ci ho vissuto a lungo: ci ho registrato cinque album e da lì vengono i miei musicisti. Dunque sono legato a questa terra e per me è stata una piacevole sorpresa vedere la “piazza delle sardine”. Le cose che partono dal basso sono sempre interessanti e la manifestazione ha un significato chiaro, perché l’Italia è ormai spaccata in due tra chi è pro e chi contro Salvini e finora, grazie alla forza della pubblicità, sembrava esistesse solo la parte a favore del leghista. “Gli italiani vogliono…”, “la gente vuole”… No, un momento, non tutti. E la sinistra che conosco io dovrebbe cogliere il messaggio. Il problema è: dov’è finita la sinistra? Per parlare a questi giovani ci vorrebbe qualcuno di carismatico, che non significa “televisivo”. Berlinguer e Pertini non erano personaggi televisivi, eppure erano carismatici. Questo manca a sinistra. Ma anche i ragazzi non devono mollare il colpo, continuare su questa strada anche fuori da Bologna e cercare la cosa più importante, ovvero il collegamento tra basso e alto, tra la piazza e la politica.

 

Stefano Bonaga
È la potenza della cittadinanza, non li si tratti da bacino di voti

Giovedì sera ho visto in piazza quel che teorizzo da decenni, ovvero una necessità da parte della politica di sviluppare la potenza della cittadinanza, le sue energie inespresse. Quei ragazzi hanno detto “la politica ha bisogno di noi”, ma non come consenso elettorale, ma in quanto risorse. Ci sono parti della società che ogni giorno si occupano di anziani, disabili, migranti, senza neanche avere cittadinanza nel mondo della politica, e penso per esempio al volontariato. I 5 Stelle erano nati proprio sul coinvolgimento attivo dei cittadini, ma non ce l’hanno fatta: da quando si sono parlamentarizzati hanno un po’ abbandonato il territorio sociale, quella rete di meet up che era la loro forza. Come mai in Emilia gli standard macroeconomici sono ottimi eppure il rischio è che vinca la Lega? La gente ha bisogno di sentirsi importante. Il Pd negli anni è stato percepito solo come un fornitore di (ottimi) servizi, ma le persone si sono abituate e allora restano affascinate da chi, magari dicendo “prima gli italiani”, li fa sentire al centro.

 

Liliana Cavani
Ci speravo in una piazza così, la politica si sforzi di parlarci

Onestamente ci speravo in una piazza di giovani così. Io sono di vicino Modena e so che in tutta l’Emilia Romagna c’è una tradizione di forte democrazia che non si può intaccare, non si può mettere in discussione facilmente. Una tradizione del genere prevede sempre il dibattito, non ama i protagonismi della persona soprattutto quando eccessivi. E le piazze servono a questo, servono a capire qualcosa dei temi, a ragionare. Io dunque ci contavo, proprio per la storia di queste terre. Ora sta alla politica e ai partiti entrare in contatto nel modo giusto con queste persone. L’Emilia Romagna è una zona che prospera di piccole, medie e grandi industrie, dall’azienda del motore al farmaceutico, gente che si dà da fare e che si è rimessa subito in piedi dopo il terremoto. Per parlare a queste persone bisogna essere concreti, dare riferimenti precisi, fare proposte pratiche sul lavoro, su come migliorare la Regione. Di quelli che sanno solo vendere le cose ne sono già passati, ma gli emiliani non hanno comprato molto.

© 2019 Editoriale il Fatto S.p.A. C.F. e P.IVA 10460121006