domenica 10/11/2019

“Emilia, quel paese in rivolta per 35 migranti, che non si fida più nemmeno della Lega”.
Repubblica
Considerata la cospicua produzione su tutto ciò che piace al loro amatissimo Matteo (Salvini), non saprei dire se i tenutari dei talk che pascolano sulla paura spazzatura si siano già occupati di Ravalle, frazione di Ferrara. Dove, malgrado il partito del mojito abbia il 70 per cento dei consensi, gli abitanti si esprimono in termini piuttosto irritati con i nuovi regnanti visto che della città estense è sindaco Alan Fabbri, leghista col turbo. Tanto che, racconta Brunella Giovara, si lasciano sfuggire frasi del tipo: mesi di campagne sui porti chiusi e ci mandano gli stranieri? Certo, potrebbero (i tenutari) rigirare la frittata scaricando la colpa sull’attuale governo abusivo, comunista eccetera. Però si ha come l’impressione che la cosiddetta pancia del Paese abbia bisogno di nuovi sostanziosi nutrimenti avendo già addentato, masticato, ingurgitato, digerito tutto l’odio e il disprezzo possibile verso la sinistra buonista, calabraghe, asservita allo straniero eccetera. Domanda: e dopo che avrai espugnato una regione dietro l’altra, e magari fai strike e quindi ti prendi Roma con tutto il cucuzzaro ok, ma poi esauriti gli hurrà e lo champagne a tutta quella gente che ti ha portato in trionfo ai seggi cosa gli racconti di bello? Che i porti non puoi chiuderli col catenaccio perché nessuno può farlo, o che non puoi neppure rispedire centinaia di migliaia di clandestini a casa perché subito te li rispediscono indietro. E che nemmeno puoi uscire dall’Europa e dall’euro poiché per tornare alla vecchia, amata liretta (e all’olio della nonnina per curarti l’orzaiolo) non sai neppure come si fa. Tutto infatti già visto quando il grande capitano sedeva (si fa per dire) al Viminale. Forse fu per questo che sulla famosa spiaggia gridò alla luna che voleva i pieni poteri, preciso a Ciccio Ingrassia che in “Amarcord” gridava: voglio una donnaaa! Se (per modo di dire) potessimo dargli un consiglio, gli diremmo che questo è un Paese che prima o poi ti presenta il conto. E che puoi anche gonfiarti di voti come la famosa rana, ma poi se mille Ravalle si mettono in testa che li hai presi per i fondelli, bada che il popolo sovrano te li fa sputare tutti, uno a uno (chiedi al tuo nuovo sodale Renzi e ai 5stelle). E, sempre per non farmi i fatti miei, occhio ai fascisti del Terzo millennio e a tutte le teste rasate a cui cerchi di lisciare il pelo nero quando per esempio con i soliti, ributtanti dico e non dico fai lo slalom con Liliana Segre e con l’immenso dolore che essa rappresenta. Occhio perché sono voti che se fai il furbo ti tornano sui denti, quella è gente che poi vuole mano libera contro ebrei, zingari e negri. Quelli menano. Ha scritto sul Foglio, Alfonso Berardinelli, che Salvini “è solo una mosca sul cappello di chi guida il carro”. Che “non fa paura lui, fa paura chi lo vota”. Ecco, appunto.
Antonio Padellaro
