
(Tommaso Merlo)L’ultima parola sul governo giallorissa spetterà agli iscritti. E la rissa tra loro è già iniziata. Non resta da attendere che anche in parlamento si venga alle mani tra Pd e Movimento. Ma se ciò avverrà dopo il taglio dei parlamentari, dopo la riforma della giustizia e quella sui conflitti d’interesse e altre battaglie storiche del Movimento, ne sarà comunque valsa la pena. Ed è questo il punto che in molti sembrano scordare in questi giorni turbolenti. Il Movimento nasce per ripulire la nostra democrazia e per consentire ai cittadini di “fare delle cose” che la vecchia politica gli ha sempre negato. Per fare e possibilmente senza svaligiare le casse pubbliche. Un salto culturale non facile in paese in cui la politica è stata per decenni sproloquio ideologico, litigio personale o scontro tra curve di tifosi inviperiti. In Italia la politica si fa più col cuore che col cervello. Motivo di mille sciagure tra cui quella di aver trasformato la repubblica in un letamaio accerchiato da frotte di tafani malintenzionati. Certo, sarebbe stato ideale se il Movimento avesse potuto “fare” da solo, ma nel tentativo di annientarlo va annoverata anche una legge elettorale proporzionale che obbliga e cooperare a meno di maggioranza bulgare. Cooperazione che il Movimento è stato costretto ad imbastire il 4 marzo dopo anni di onorata indipendenza. Sfilatosi il Pd, non restava che Salvini. E sull’onda dell’entusiasmo della vittoria elettorale, il contratto gialloverde è stato approvato a stragrande maggioranza sulla piattaforma. Lo hanno votato anche coloro che ritengono Salvini un rospo indigesto. E questo perché il progetto e il “fare” vaniva prima di tutto. Quelli che oggi piagnucolano e minacciano di andarsene come Paragone sono politicamente infantili. Lui da ex giornalista de La Padania non ha certo sofferto la convivenza con Salvini, altri invece hanno trascorso un anno orribile, ma hanno tenuto duro e si aspettano la stessa correttezza e serietà. Perché è questo il Movimento, convivono sensibilità diverse e quello che conta è cambiare l’Italia, è il fare. L’anno di governo gialloverde, poi, ha insegnato molto. Governando con la Lega, il Movimento non si è infettato, non si è messo a rubare o a farsela di nascosto con le lobby o chissà cosa. Ma ha piegato la schiena ed ha sfornato provvedimenti mentre Salvini si faceva pubblicità a sbafo e glissava sugli scandali del suo partito. Il Movimento ha dimostrato la sua diversità ed è rimasto integro. E c’è di più. Governando a braccetto con la Lega, il Movimento ha fatto emergere la vera natura di Salvini e del suo populismo nero. Poi, certo, ci sono sondaggi impietosi e tornate locali ed europee drammatiche, ma stando ai fatti concreti, il bilancio del Movimento è nettamente positivo. Che i fatti del Movimento non abbiano pagato in termini di consenso, non sorprende. La politica in Italia coi fatti ha storicamente avuto molto poco a che fare. Ma il Movimento nasce per cambiare questo andazzo malato e per riuscirci deve persistere nell’azione. Il cambiamento richiede tempo e fatica. Sangue e merda. E di questo passo alle politiche potrebbe essere tutt’altro film. Salvini ha tradito brutalmente e il Movimento ha tutto il diritto anche morale di provarci col maledetto Pd. Le premesse del governo giallorissa non sono certo idilliache, ma se il Movimento alla fine riuscirà comunque a “fare”, ne sarà valsa la pena.
