domenica 25/08/2019
LA FESTA DELL’UNITÀ – ENTUSIASMO NO, MA I MILITANTI CEDONO AL RICHIAMO DELLA RESPONSABILITÀ. E IL “CANDIDATO PREMIER” ENRICO GIOVANNINI DÀ FORFAIT

Avanti tutta, anche con i Cinque Stelle, se lo chiede il Partito. A Ravenna il popolo dei volontari della festa dell’Unità non ha dubbi, o se li ha cerca di nasconderli, magari sotto la sfoglia dei tortellini. “Non mi piacciono, ma penso sia peggio vedere Salvini ogni giorno che sbraita agitando il rosario” sintetizza Fausto, uno dei 1.000 militanti che lavorano dietro le quinte dei ristoranti.
Tra gli stand, la possibilità di tornare a governare (seppur con i grillini) scatena entusiasmi soprattutto tra i giovanissimi, convinti che la partita vada giocata a qualunque costo. “Le regole devono essere chiare, nessuna presa in giro – commenta Niccolò, vent’anni appena compiuti – non ci dimentichiamo lo streaming con Bersani”. Già, nel cuore della rossa Emilia Romagna non si scorda nulla. Qui fa ancora male la scissione con i compagni di Liberi e Uguali guidati dal ravennate Vasco Errani, ex presidente della Regione e ora senatore. Guai a parlare di un nuovo partito per Matteo Renzi, adesso più che mai è il momento dell’unità. Caduto il governo, il Pd può smettere di stare in panchina: è l’aspirazione di tutti, anche se detta a bassa voce.
Lo stesso messaggio lanciato da Alessandro Barattoni, segretario provinciale a Ravenna, che negli scorsi giorni ha tenuto una lunga direzione con gli iscritti. Fino alle due del mattino e oltre, ma compatti sul messaggio finale: “Rientriamo in partita”. Pensiero condiviso dall’ex deputato dem Pierluigi Castagnetti: “Mi auguro che l’accordo si faccia, se penso alle alternative credo che serva un governo e da subito. Le varie dichiarazioni di questi giorni mi sembrano solo schermaglie, anche se gli interlocutori – i grillini – ci hanno fatto vedere di tutto e di più. Ma rimango uno di quelli che auspica un accordo”.
Nel corso del dibattito su Benigno Zaccagnini a 30 anni dalla scomparsa, è proprio Castagnetti a strappare il primo applauso, citando il motto più famoso del segretario della Dc: “Non per odio ma per amore”. Altri tempi. Sul palco c’è anche Antonio Bassolino, ex sindaco di Napoli: “Sono d’accordo – dice – sul fatto che bisogna cercare una soluzione di qualità, la politica deve mirare alto. Interloquire è indispensabile, è stato un errore non farlo un anno fa dopo il voto. Ma dobbiamo toglierci dalla testa, come leggo in queste ore, che il voto sarebbe un pericolo per il paese. Per diventare una grande forza di maggioranza dobbiamo conquistare tutti i giovani che non sono mai stati né democristiani né comunisti, oggi sono la maggior parte degli italiani, a loro dobbiamo pensare”. Il fu ministro del Lavoro non cita il leader della Lega, ma si riferisce a lui: “Il ricordo di Zaccagnini fa pensare alla serietà politica e personale, al valore della parola e al mantenere gli impegni presi, mi chiedo come sia possibile oggi invece possibile vedere in tv un modo di fare e di comportarsi, un vero e proprio stile da parte del ministero degli Interni che è molto lontano da quello di Benigno”.
La sala piano piano si riempie, come i tavoli dei bar, mentre si allungano le file davanti ai ristoranti. Si parla di realpolitik, tra un amaro e l’altro, citando i tempi andati post Resistenza in cui si costruiva un paese nonostante le differenze. “E adesso non dovremmo essere in grado di governare insieme al Movimento Cinque Stelle?”, scherza ma nemmeno troppo Luisa. Un po’ di delusione arriva a metà serata quando si diffonde la voce, poi confermata, che l’economista Enrico Giovannini non avrebbe più partecipato all’incontro sulla “sfida climatica nel tempo di Greta Thunberg”. L’ex ministro del Lavoro del governo Letta ed ex presidente dell’Istat da qualche giorno è considerato uno dei potenziali premier dell’eventuale esecutivo giallorosso. È apprezzato dai dem per il passato incarico al ministero e dai grillini per l’attenzione costante ai temi ecologisti. La sua assenza, in questo senso, è significativa: non sorprende che voglia evitare dichiarazioni che possano bruciarlo (ammesso che il suo nome sia davvero un’ipotesi concreta). Sono stati in tanti ad apprezzare le dichiarazioni di apertura sul reddito di cittadinanza fatte a pochi chilometri da qua, a Rimini, al meeting di Comunione e Liberazione. A Ravenna invece nessuno ha potuto ascoltarlo.
