lunedì 22/07/2019
Italia polarizzata sugli opposti estremismi? Solo in tre stagioni su quattro. Tra giugno e settembre il Paese, almeno la parte, sempre più risicata, provvista di figliolanza da 0 a 16 anni, torna saldamente al centro. Centro estivo, ovviamente. Erede postmoderno delle vecchie colonie, benemerita istituzione grazie alla quale tanti bimbi proletari del secolo scorso riuscivano a passare un intero mese al mare o in montagna, assicurazione contro rachitismo e malattie polmonari. Era un lusso che le famiglie operaie non potevano permettersi, quindi erano le fabbriche a organizzare l’estate dei loro figli. Prima ci aveva pensato il fascismo e prima ancora le opere pie. Poi gli italiani si sono imborghesiti, mandare i figli in colonia faceva povero e comunque fino ai primi Ottanta un mesetto di vacanza con uno stipendio solo ci stava, e per il resto dell’estate c’erano il cortile, l’oratorio e nonni cinquantenni. Quarant’anni dopo, tutti questi corpi intermedi tra la famiglia e il lavoro – mese di vacanza, colonie aziendali, cortile, oratorio, nonni giovani – sono crollati, sostituiti da nugoli di centri estivi. Cioè, colonie, ma a portata solo delle tasche dei più ricchi – perché, non dimentichiamolo, in Italia il lavoro femminile è sempre considerato un capriccio: non vuoi stare a casa a fare la mamma? Allora paga. Ma guai a toccare i tre mesi senza scuola: che i minori si abituino subito al divano e al ciondolamento senza scopo, inframmezzato, se va bene, da qualche settimana in un costoso centro estivo con corso di hip hop o di ceramica. Sono il miglior allenamento in vista di una giovinezza fatta di costosi e inutili master fra un periodo di disoccupazione e l’altro. Intanto, a Strasburgo, una dottoressa con sette figli è diventata presidente della Commissione europea. Non un male: chi può guidare un continente meglio di una lavoratrice che per anni ha gestito l’estate di sette ragazzini?
