sabato 20/07/2019

CAZZARO VERDE

DOPO IL RUBLIGATE – LA GIRAVOLTA SULLA COMMISSIONE, I RISCHI DI TERRORISMO E I GUAI CON DI MAIO: IL VICEPREMIER CERCA DIVERSIVI, MA RACCOGLIE SMENTITE

Per essere Matteo Salvini, di questi tempi, serve una buona memoria. Altrimenti il rischio è quello di non stare più dietro alle proprie parole, vista la frequenza comunicativa a cui il ministro ci ha abituati. Comizi, conferenze, interviste e dirette Facebook si accavallano mentre tutti aspettano l’oracolo: Salvini andrà in Parlamento a chiarire sullo scandalo rubli? Salvini farà cadere il governo? Salvini come voterà per la presidenza della Commissione Ue? Le risposte ci sono tutte. Il problema, complici i tentativi leghisti di deviare l’attenzione su tutt’altro dopo il caso russo, è capire quali siano attendibili e quali, invece, resistano giusto per qualche ora prima di una smentita dello stesso ministro.

Le parole della Von der Leyen sono interessanti: se manterrà gli impegni vedremo se votarla come presidente

Ursula in Commissione: che dice la Lega?

Partiamo dall’Europa. Si deve scegliere la presidente della Commissione europea. Il 15 luglio una delegazione leghista incontra lo staff di Ursula van der Leyen, le cose sembrano andare bene e così il 16 luglio Salvini apre all’ipotesi di votare la tedesca: “Le sue parole sulla lotta all’immigrazione clandestina, sul cambiamento delle regole che vedevano l’Italia come il centro di accoglienza europeo sono interessanti”. Quindi la Lega c’è? “Vedremo, se confermerà questa volontà di contrastare scafisti e trafficanti”. Che poi era la linea leghista fin dal 2 luglio, come da tweet di Salvini: “A prescindere dai nomi, è importante che in Europa cambino le regole sull’immigrazione, sulle tasse e sulla crescita economica”. Poi però al momento del voto, il 16 luglio stesso, i leghisti mollano la von der Leyen, sostenuta invece, tra gli altri, da Pd e Movimento 5 Stelle. E la tedesca diventa una specie di appestata: “5Stelle e Pd da due giorni sono già al governo insieme. Tradendo il voto degli italiani che volevano il cambiamento, i grillini hanno votato il presidente della commissione, proposto da Merkel e Macron, insieme a Renzi e Berlusconi (lo stesso con cui governa in Regioni e Comuni, nda). Una scelta gravissima”.

L’indagine contro il gruppo armato di Torino è partita da me: i servizi segreti dicono che era in pericolo la mia vita

Matteo e Luigi? È finita, anzi no: “Ma i ministri…”

Avanti con le cose di casa nostra. Salvini vuole staccare la spina al governo? Dipende quando glielo chiedi. Helsinki, 18 luglio, mattina: “La fiducia è finita anche sul piano personale, perché mi sono fidato per mesi e mesi”. Salta tutto? Macché. Barzago (Lecco), 18 luglio, sera: “Mi correggo, io in Luigi Di Maio ho avuto e ho fiducia, secondo me è una persona per bene. Alcuni ministri dei 5 Stelle non sono all’altezza di fare i ministri. È difficile governare con chi sa solo dire di no”.

Da Bonafede alla Difesa: il rimpasto impossibile

Posto che il problema sono i ministri, quali sarebbero questi No che bloccano il Paese? “Autonomia, riforma della giustizia, manovra” (ancora da Helsinki, 18 luglio, pomeriggio). Uno dice: Salvini chiederà forse la testa del guardasigilli 5 Stelle Bonafede, se quelle sono le priorità. E invece ad Agorà estate, 19 luglio: “Basta No dai ministri Toninelli e Trenta”. Trasporti e Difesa.

Ministro in pericolo! Ma è un falso allarme

Cronaca. Il 15 luglio la Digos di Torino smantella un gruppo neonazista accusato di trafficare armi, a cui sequestra anche dei missili. Il giorno dopo Salvini svela un retroscena che odora quasi di anni di piombo: “L’indagine l’avevo segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente”. Passa qualche ora e la Procura però smentisce tutto: l’inchiesta non c’entra nulla con eventuali attentati a Salvini ed era partita da un esposto presentato a Torino da un ex spia del Kgb. E non certo dal ministro dell’Interno.

Altro che caro amico, Savoini è un carneade

Caso Rubli. Il 12 luglio Savoini è praticamente un estraneo: “L’associazione Lombardia-Russia non ha nulla a che vedere con la Lega. Gianluca Savoini non ha mai fatto parte di delegazioni ufficiali in missione a Mosca con il ministro. A nessun titolo. Né a quella del 16 luglio 2018, né a quella del 17 e 18 ottobre dello stesso anno”. Poi però escono le foto di quegli incontri. Savoini c’è, al tavolo col resto della delegazione italiana. E si scopre anche che la sera prima dell’incontro incriminato al Metropol Savoini era a cena proprio con Salvini. Sempre da imbucato, ovviamente.

Rubligate in Aula solo a giorni alterni

Di tutto questo Salvini parlerà in Parlamento? Anche qua, difficile capirlo. Il 10 luglio il ministro taglia corto: “Io sono domani in Parlamento, pero’ ripeto, mi occupo di lotta alla mafia, di lotta alla ‘ndrangheta. C’entro io personalmente? No.” Il 16 luglio apre uno spiraglio, ma solo durante il question time: “Certo che vado in Parlamento, è il mio lavoro. Ci vado bisettimanalmente e per il question time durante il quale rispondo su tutto lo scibile umano, sempre”. Troppo poco, tanto vale ribadire il concetto (17 luglio): “Non riferisco sulla fantasia”. Poi però, in serata: “Andrò in Parlamento a ribadire quello che ho sempre detto”. Sarà il 24 luglio, presentandosi insieme al premier Conte con una memoria scritta? “Magari anche prima. Quando uno ha la coscienza pulita. Non ho niente da temere”. Soltanto le sue contraddizioni.

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