
Ve la ricordate questa immagine?
Era una serata dei primi di marzo del 2016 quando si presentò tutto pimpante e carico di entusiasmo in un consiglio del comune di Carcare, di fronte alla giunta dell’epoca, quella a lui politicamente più affine. Apparve per enunciare la sua proposta di mozione a “tutela” dell’ospedale della valle Bormida, struttura da tempo al centro di discussioni politiche locali sfociate con la decisiva e fondamentale mozione regionale del consigliere Andrea Melis del M5S per l’attribuzione al nosocomio dello status di “ospedale di area disagiata”.
Quella di Melis sarebbe stata la strada più ovvia per risollevare le sorti della storica clinica, per avere in tempi brevi un pronto soccorso funzionale alle esigenze di un territorio martoriato sotto tutti i punti di vista, con costi tollerabili.
Invece il prode Vaccarezza, consigliere regionale di Forza Italia, Angelo e custode di molte amministrazioni di centro destra, in quella sede propose una contro-mozione intesa a inertizzare l’iniziativa, per intraprendere il percorso di privatizzazione che ha portato i pessimi risultati oggi alla ribalta delle cronache.
Contrariamente ad altri comuni del comprensorio quella sera a Carcare si deliberò l’accordo su quel testo, su una proposta “indecente” che decretava l’affossamento della mozione Melis e l’approvazione di quella dell’omone, poi votata in Regione.
La conseguenza pratica di quell’atto tracciato sulla base delle intenzioni politiche della giunta regionale, probabilmente in perfetta linea con la precedente ma con attori differenti, fu che nei quasi 5 anni di amministrazione Toti-Viale-Vaccarezza & C., nell’indifferenza dell’attuale amministrazione cairese, anch’essa molto “affine”, non si può dire che l’ospedale sia rimasto quello che era, quello dei tempi disperati di Burlando. Pare peggiorato in tutto: una struttura povera e disgraziata, difficilmente adeguata a fornire servizi degni di tale nome, senza un pronto soccorso… quasi una succursale del San Paolo di Savona.
È così che i valbormidesi, dopo tante parole al vento, sono ancora costretti a lunghe attese ai pronto soccorso di Savona e Pietra Ligure, molti devono continuare a recarsi fuori regione per diagnostica e cura con degenza: enormi disagi e costi aggiuntivi per tutti – un servizio indecente.
La gestione di questi “competenti” ha dimostrato nei fatti la loro incapacità di amministrare la cosa pubblica e se facciamo una riflessione ad ampio raggio sull’intero operato della giunta attuale (senza mai dimenticare la precedente), possiamo comprendere che la loro nefasta azione non si è occupata solo della sanità ma di tutto quanto al punto che la regione Liguria è disastrata in tutti i settori, modello di inefficienza e disagio per i cittadini di ogni provincia: da decenni il sud del nord!

A loro non interessava primariamente il volere dei cittadini della valle Bormida ma forse soddisfare il desiderio di qualcuno a gestire il nostro ospedale, per lucrare, per fare business. Un modello di management con quell’unico fine che dimostra la palese incapacità della politica, di questa politica, di amministrare il bene comune.
I servizi pubblici devono essere gestiti dallo stato, con funzionalità ed efficienza, a prezzo di costo (senza lucrare sulla salute dei cittadini).
A chi ritiene che lo stato sia incapace di fare ciò si può rispondere che in certi casi ha ragione, ma solo nei casi in cui si distrugge appositamente una struttura pubblica per giustificare la necessità dell’avvento del privato.
È quello che pare sia accaduto a Cairo negli ultimi decenni, come in tante altre realtà.
Ora i predecessori all’opposizione parlano di “ospedale di area disagiata”, di sconfitta del modello privato, di fallimento della politica regionale, della necessità di lasciare pubblico l’ospedale di Cairo: gli stessi signori del PD che hanno predisposto l’attuale scenario con anni di sciagurata gestione Burlando, Montaldo & C.
Continuiamo a credere che non sia successo?
Nessuno lo ricorda più?

Che fare adesso?
Si prospetta una campagna elettorale per le regionali del 2020 nella quale, come al solito, tutti diranno la loro a tutela dell’ospedale. Chi è responsabile della situazione attuale, senza alcuna vergogna si proporrà quale detentore della soluzione al problema. I partiti e i soliti personaggi faranno a gara per presentarsi in pubblici incontri, per spararla più grossa, senza un “mea culpa” ma tante balle e false promesse per creduloni incalliti.
Come già avvenuto in precedenza proponiamo la dichiarazione di “ospedale di area disagiata” e l’immediato insediamento del pronto soccorso con i servizi minimi indispensabili a suo supporto. L’assunzione di medici e infermieri a ricostituire gli organici. Posti letto e diagnostica rapida ed efficiente H24, sale operatorie in costante funzione, autonomia gestionale con presidio permanente in loco di figure apicali e responsabili.
L’ospedale di Cairo, oltre ad essere indispensabile per l’intera valle, può divenire un punto di riferimento per territori carenti di adeguata offerta sanitaria e mostrare una forte competitività con altre strutture, anche private. Deve tornare ad attrarre professionalità di spicco con specialità importanti, essere un vettore trainante per diagnostica, fornitura di assistenza, di riabilitazione, incentivare sul territorio servizi accessori per accoglienza di famigliari di pazienti fuori sede e molto altro.
Questa è un’occasione che non possiamo farci sfuggire.
Mettiamo un punto a capo, ripartiamo da zero e pensiamo una volta per tutte esclusivamente ai cittadini.

