sabato 06/07/2019

Caro direttore, il risultato delle elezioni europee è stato una doccia fredda per il Movimento Cinque Stelle, ma può essere trasformato in un’opportunità per rafforzare un soggetto politico centrale per il rinnovamento sociale del nostro Paese.

Con il governo abbiamo realizzato riforme importantissime, in particolare sul lavoro, la giustizia, la lotta alle disuguaglianze, la ricerca e l’innovazione. Abbiamo rilanciato l’occupazione, con tassi che non si vedevano da 40 anni, ed abbiamo messo al centro la dignità del lavoro. Al tempo stesso, abbiamo pagato il prezzo dell’inesperienza e del compromesso, che ci ha indebolito nella percezione del nostro elettorato.

Il percorso di riorganizzazione lanciato da Luigi Di Maio può aiutarci a fare un salto di qualità, rilanciando il Movimento come grande forza popolare di opinione e, al tempo stesso, di governo. Dopo mesi di confronto con centinaia di attivisti, simpatizzanti e colleghi parlamentari, consiglieri regionali e membri del governo, riporto di seguito una serie di punti che ritengo cruciali per centrare l’obiettivo.

Il primo punto ha a che vedere con la struttura organizzativa. La natura liquida del M5S è stata un punto di forza nella fase di avviamento e di opposizione, ma può essere una debolezza nell’azione di governo. C’è bisogno di coniugare partecipazione diffusa con un struttura territoriale forte e ben radicata. Servono uffici a livello locale, sedi per ritrovarsi e discutere e, soprattutto, serve sostenere i tanti volontari e attivisti che si sbattono dalla mattina alla sera per portare avanti immagine e valori del M5S sui territori.

Il secondo punto è relativo alle competenze. Un movimento di opinione e di governo deve saper mettere a frutto le conoscenze ed abilità tecniche che ha al suo interno, ma anche quelle che già esistono all’esterno. Questo significa prevedere laboratori di nuove idee, anche in collaborazione con il mondo della società civile, fondazioni e think tank, che da anni elaborano progetti politici ed economici innovativi. Il M5S può così diventare cassa di risonanza della migliore innovazione del Paese, utilizzando tali competenze per sostenere la propria azione trasformativa a livello politico.

Il terzo elemento è la accountability, cioè la capacità unica che il Movimento ha di essere un canale di partecipazione per qualunque cittadino che vuole dedicarsi – per un periodo di tempo limitato – alla cosa pubblica. Bisogna rafforzare i momenti di confronto, non in modo occasionale, ma regolare e strutturato. C’è bisogno di più assemblee e momenti deliberativi, con una struttura agile ma al tempo stesso selezionata sulla base di criteri trasparenti e dal basso.

L’ultimo punto è come finanziare tutto questo. Il M5S ha giustamente rifiutato finanziamenti pubblici, perché la politica deve costare di meno ai contribuenti. Ma il M5S non è povero di risorse. Abbiamo il più grande gruppo parlamentare del Paese e centinaia di consiglieri regionali, che oggi restituiscono oltre 20 milioni di euro l’anno. Possiamo utilizzare una parte di queste risorse per sostenere la struttura del Movimento, a partire dai referenti e le sedi locali, fino alla rete di attivisti sul territorio che oggi devono autotassarsi per organizzare anche solo dei banchetti o degli infopoint. Per garantire maggiore efficienza e impatto, il resto dei proventi dovrebbero essere gestiti da una ‘fondazione’ il cui consiglio direttivo sia composto da personalità del Movimento, ma anche della società civile e del mondo dell’innovazione. Una fondazione che investa queste risorse in progetti sul territorio, sostegno alle nuove imprese, borse di studio e che lo faccia in modo trasparente, con tanto di revisori di conti e rapporto annuale, così da dissipare ogni critica pretestuosa su come oggi vengono gestite le restituzioni.

Tutti devono restituire: non soltanto parlamentari e consiglieri regionali, ma anche ministri, sottosegretari e coloro che, in quota M5S, fanno oggi parte della pubblica amministrazione con incarichi politici. È giusto diminuire il numero dei parlamentari, ma sarebbe utile anche ridurre gli stipendi dei tanti capi di gabinetto, amministratori e consulenti che oggi ricoprono cariche di vertice per nomina diretta del M5S.

Con queste semplici ma importanti innovazioni, il nostro Movimento si rafforzerebbe come principale attore di sviluppo del Paese, unendo l’azione politica a quella operativa sul territorio.

*Vice ministro al ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca 

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