Dopo quasi un anno e mezzo dalla sua redazione, finalmente martedì 4 giugno, presso il teatro “Chebello” di Cairo Montenotte si è svolta la tanto attesa conferenza pubblica per esporre i contenuti dello studio epidemiologico commissionato all’IST di Genova (37.000€). 

Alla conferenza hanno partecipato esponenti dell’ARPAL, dell’ASL2, del San Martino di Genova, il sindaco Lambertini al quale riconosciamo il merito di avere organizzato, anche se in ritardo, un evento importantissimo per il territorio. Erano presenti i rappresentanti di alcune delle sei associazioni ambientaliste che hanno sottoscritto un documento unitario letto durante la seduta, vari amministratori pubblici e molti politici locali.  C’erano anche i cittadini, non troppi per la verità: pensionati e alcuni lavoratori che avranno dovuto usufruire di un’ora di ferie per poter esserci, visto il giorno e l’orario di inizio (17:00), disincentivante per una congrua partecipazione che avrebbe dovuto essere importante quanto gli argomenti trattati. 

Sono stati esposti dati ambientali ed epidemiologici che hanno evidenziato una situazione preoccupante tutta da approfondire e da aggiornare, dai confini ancora incerti.

Chi vive in valle da anni con un minimo di sensibilità ecologica si rende conto che le condizioni generali che riguardano la qualità dell’ambiente sono abbastanza critiche, forse da sempre, ma ancora attuali malgrado la deindustrializzazione e il progresso tecnologico degli ultimi decenni. Basta guardarsi intorno, osservare anomali fumi neri fuoriuscire dalle sommità di alte ciminiere, annusare l’aria in varie zone del territorio in cui sono presenti attività industriali vecchie e nuove. Gli impianti si trovano spesso a brevi distanze da luoghi abitati nei quali si percepiscono odori, miasmi, rumori e si notano sversamenti, polveri, morie di pesci, insetti e alberi, quant’altro capace di denotare l’esistenza di una situazione difficile e non molto favorevole al benessere e alla salute delle persone.

A tale riscontro sono stati esposti i dati ARPAL che paradossalmente contraddicono questo stato di cose, quasi fosse uno scenario nell’immaginario collettivo: una raffigurazione virtuale della realtà. I parametri ambientali “rientrano nei limiti”, la nostra qualità dell’aria è piuttosto buona, forse invidiata da valdostani e trentini, anche a poca distanza dalle centraline di rilevamento che riversano proprio quei valori, dove spesso ci si trova a transitare in auto costretti a chiudere i finestrini per l’odore acre e fastidioso che imperversa tutt’intorno. 

Non mettiamo in discussione la buona fede dei tecnici che gestiscono gli apparati e i dati, ma ci auguriamo che vengano rivisti i metodi di rilievo, con nuove strumentazioni, magari approfondendo certe indagini con protocolli differenti. Sappiamo che condizioni climatiche, meteorologiche e posizionamenti delle strumentazioni, possono incidere sostanzialmente sulle risultanze analitiche. Di sicuro il Benzene e soprattutto il Benzo(a)pirene, così come PM10 e PM2.5, non sono elisir di lunga vita e andrebbe presa in seria considerazione l’individuazione certa della loro fonte di immissione con monitoraggi ai camini (SME), anche per verificarne la puntuale concentrazione all’uscita, non solo in diluizione a distanza.

Dobbiamo tenere presente che la Regione Liguria ha adottato il Piano Regionale di risanamento e tutela della qualità dell’aria e per i gas serra con d.C.r. n. 4/2006 e s.m.i. Nelle disposizioni attuative del piano era previsto che, ciascun ente, nell’ambito delle proprie competenze, intervenisse coerentemente alle strategie del piano al fine di riportare i valori di concentrazione degli inquinanti nell’aria ambiente nei limiti entro i termini stabiliti dalle norme. La zona IT0705, che ai sensi della d.G.R 946/07 comprende i Comuni di Altare, Cairo Montenotte e Carcare, presenta infatti alcune aree nelle quali le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria hanno fatto registrare il superamento del limite medio giornaliero per la protezione della salute per le PM10 e del limite medio annuo per la protezione della salute per il biossido di azoto. Con riferimento alle PM10, la Corte di Giustizia UE ha condannato l’Italia per non aver provveduto, negli anni 2006 e 2007, affinché le concentrazioni non superassero i valori limite fissati dalle direttive europee.

E ora veniamo ai tanto attesi “dati epidemiologici”.

Il quadro esposto è senza dubbio preoccupante, anche alla luce delle risultanze secondo le quali, dal 1988 al 2012/13, l’indice di incidenza di mortalità e ricovero per tumore allo stomaco e altre patologie analoghe sono decisamente superiori al resto della regione. 

Questo fino al 2012/13.

E poi? 

Visto che dai dati ufficiali ARPAL è emerso che negli ultimi anni si sono verificati sforamenti sulle emissioni del Benzo(a)pirene, oltre a tutta una serie di situazioni aggiuntive che non vorremmo fossero state sottovalutate o non considerate, la situazione ad oggi potrebbe essersi notevolmente aggravata e la percezione di un incremento della diffusione di malattie anche respiratorie, pure tra i giovani, lascerebbe intendere proprio questo.

Oltretutto occorre tenere presente, che, a quanto pare, i dati interpretati in questa indagine epidemiologica sono incompleti (leucemie mieloidi acute), non riguardano tutti i comuni del comprensorio e soprattutto mancano di georeferenziazione, ovvero, non individuano e considerano gli esatti luoghi di residenza o domicilio dei soggetti colpiti. Altrettanto grave è che non si sia valutata l’incidenza di patologie neurodegenerative come SLA, Distrofia, Parkinson, Alzheimer e affini, apparentemente molto diffuse, specialmente nell’ultimo periodo.

Mancano valutazioni sulle malattie “professionali”, strettamente connesse ai luoghi di lavoro. 

In tal senso abbiamo appreso durante l’esposizione dei dati che se all’esterno di un impianto ci sono 5 µg/m3 di inquinante potenzialmente tossico, all’interno dello stesso impianto, ovvero nel luogo in cui opera il lavoratore per buona parte della giornata e della vita, possono essercene 3000 µg/m3, ovvero 600 volte di più! 

Questo fattore dovrebbe risultare significativo per la determinazione del rischio a carico di chi svolge la propria attività lavorativa, imporre una seria riflessione anche in ambito sindacale, indicare con maggior rigore la criticità di un impianto e il suo conseguente impatto ambientale e sanitario.

Chi ha perso famigliari o deve assistere un malato anche terminale, oltre al disagio e alla sofferenza che tutto ciò comporta, si pone delle domande alle quali vanno date risposte certe, specialmente a chi ha bambini da crescere in salute e con un futuro da salvaguardare.

Ora vorremmo che tutti quanti, a cominciare dai sindaci dei comuni interessati dagli esiti preoccupanti dell’indagine che riteniamo parziale ed obsoleta, si muovano con atti concreti finalizzati a:

1. Promuovere presso le istituzioni preposte l’ampliamento, approfondimento e aggiornamento dell’indagine epidemiologica su tutti i comuni della valle, onde ottenere esiti certi ed immediati da divulgare alla popolazione, utili a prendere i necessari provvedimenti a tutela della salute e dell’ambiente;

2. In ottemperanza al d.C.r. n. 4/2006 (Piano Regionale di risanamento e tutela della qualità dell’aria) sollecitare presso ARPAL e enti preposti l’avvio di un concreto ed efficace monitoraggio ambientale nei siti critici per l’individuazione certa dei fattori inquinanti;

3. Individuazione delle fonti di inquinamento e degli inquinanti specifici correlati all’insorgenza delle patologie riscontrate nelle aree a rischio;

4. Obbligo di installazione di SME ai camini delle aziende che immettono sostanze in atmosfera;

5. Rendere pubblici in tempo reale i dati ambientali rilevati mediante strumenti facilmente accessibili a tutti;

6. Evitare l’ulteriore insediamento di attività critiche dal punto di vista ambientale senza una Valutazione ambientale strategica (VAS) e la valutazione complessiva di impatto sanitario sul territorio (VIS), ai sensi della Legge n. 221 del 2015;

7. Vista la situazione territoriale e le numerose criticità, richiedere la presenza stabile della sede ARPAL in valle Bormida, per esigenze operative e di rapido intervento in caso di emergenza.

Per concludere, non possiamo fare a meno di menzionare le associazioni ambientaliste, anche di portata nazionale, che hanno partecipato all’evento con la redazione e lettura del documento unitario di pubblica denuncia circa la situazione locale. Il Meetup Amici di Beppe Grillo Valbormida le ringrazia sentitamente per il loro impegno e ne condivide il contenuto.Progetto Vita e Ambiente

Associazione rinascita valle Bormida

ALA Associazione lavoratori ACNA

WWF sezione valle Bormida

Rete ambientalista

Medicina democratica

Avatar di Meetup valBormidaValBormida in Movimento

Dopo quasi un anno e mezzo dalla sua redazione, finalmente martedì 4 giugno, presso il teatro “Chebello” di Cairo Montenotte si è svolta la tanto attesa conferenza pubblica per esporre i contenuti dello studio epidemiologico commissionato all’IST di Genova (37.000€).

Alla conferenza
hanno partecipato esponenti dell’ARPAL, dell’ASL2, del San Martino di Genova,
il sindaco Lambertini al quale riconosciamo il merito di avere organizzato,
anche se in ritardo, un evento importantissimo per il territorio. Erano
presenti i rappresentanti di alcune delle sei associazioni ambientaliste che
hanno sottoscritto un documento unitario letto durante la seduta, vari
amministratori pubblici e molti politici locali. C’erano anche i cittadini, non troppi per la
verità: pensionati e alcuni lavoratori che avranno dovuto usufruire di un’ora
di ferie per poter esserci, visto il giorno e l’orario di inizio (17:00),
disincentivante per una congrua partecipazione che avrebbe dovuto essere
importante quanto gli argomenti trattati.

Sono stati esposti
dati…

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