sabato 15/06/2019
LA COMMISSIONE – I SOLI ALLEATI POSSIBILI SONO LA POLONIA E L’UNGHERIA. E NON BASTANO PER UNA MINORANZA DI BLOCCO

“Ora cambieremo l’Europa”. Il grido di Matteo Salvini non è come “spezzeremo le reni alla Grecia”, ma potrebbe essere altrettanto velleitario. I rapporti di forza nel condominio di Bruxelles, infatti, sono molto sfavorevoli alle forze neo-nazionaliste capitanate da Salvini nonostante la riuscita del gruppo al Parlamento europeo, Identità e democrazia.
La presidenza al leghista Marco Zanni – la Lega è il primo partito con 28 deputati seguita dal Rassemblement National di Marine Le Pene dalla tedesca Afd con 11 – costituisce un indubbio successo, ma la componente con i suoi 73 seggi, resta ben distante non solo dalle tre grandi formazioni europee, Ppe, Sde e liberali, oggi Renew Europe, ma anche dai Verdi, che di seggi ne hanno 75.
A rendere più evidente la difficoltà di Salvini sono però i rapporti di forza nella futura Commissione europea dove i commissari sono nominati direttamente dai governi e devono poi passare al vaglio delle competenti commissioni parlamenti dell’Assemblea di Strasburgo. Nonostante recenti proclami di piccole minoranze di blocco – si ricorda un’intervista del ministro leghista Lorenzo Fontana – l’Italia sarà l’unica ad avere un marchio rigorosamente sovranista. Al massimo potrà contare sul supporto di Polonia e Ungheria, anche se i partiti di Fidesz e del polacco PiS non fanno parte di Identità e Democrazia, Ma per poter avere almeno una minoranza di blocco le regole della Commissione dicono che occorre sommare 4 commissari in rappresentanza del 35% della popolazione europea. Si tratta del blocco che scatta nel caso di votazioni a maggioranza qualificata, il metodo di voto più diffuso nei vari Consigli dei ministri. Questo potere Salvini non ce l’avrà.
La stragrande maggioranza dei governi europei è governata dai partiti di centro, liberali o socialisti, con qualche variazione sul tema. Quando annunciava sfracelli la Lega pensava alla Danimarca e alla Finlandia, sperando in risultati positivi delle formazioni sovraniste che invece sono state ampiamente ridimensionate nelle ultime elezioni politiche. In Danimarca il governo sarà formato dalla socialdemocratica Mette Frederiksen mentre in Finlandia il governo non è solo di sinistra ma anche formato da una maggioranza di donne. Si incrina anche il fronte di Visegrad, l’insieme dei Paesi orientali formato da Polonia, Ungheria, Repubblca Ceca e Slovacchia con la vittoria, in quest’ultima dell’europeista Zuzana Caputova, mentre in Cechia, l’opposizione al liberale, Andrej Babiš, è stata capitalizzata, alle europee del 26 maggio, dal Partito pirata.
Se la Lega sperava nel successo della destra in Spagna, magari in un’alleanza che includesse i neo-nazionalisti di Vox, l’ipotesi è stata spazzata via dalla vittoria sonante di Pedro Sanchez che si appresta a formare un governo con la sinistra di Podemos. Qualcosa potrebbe accadere in due stati governati da formazioni centriste, Estonia e Croazia, dove vige un equilibrio politico fragile e in cui le formazioni sovraniste hanno ottenuto successi importanti alle europee. Ma si tratta di due stati che insieme superano di poco i 5 milioni di abitanti. Se anche Salvini raccogliesse l’appoggio di questi due e riuscisse a recuperare i rapporti con Ungheria e Polonia, l’alleanza potrebbe contare sul 22% ben lontana dal 35% richiesto dalle regole Ue.
Ancora più sfavorevoli i rapporti al Parlamento europeo dove i giochi saranno fatti da popolari, socialisti e liberali, questi ultimi molto ben monitorati, al momento, da Emmanuel Macron. I popolari hanno 179 deputati, i socialisti e democratici 153, Renew Europe, 106, I commissari europei, per essere approvati, dovranno passare il vaglio delle commissioni parlamentari competenti e qualcuno ricorderà il caso della candidatura di Rocco Buttiglione, avanzata dall’Italia nel 2004 e bocciata dalla Commissione giustizia. Per dare la portata dei giochi che si stanno facendo a questo livello, vale la pena dare conto degli ultimi rumors che provengono da Bruxelles: il quotidiano online Politico.eu dava ieri l’ipotesi di una presidenza parlamentare al liberale Guy Verhofstadt, in cambio della presidenza alla Commissione al popolare tedesco Manfred Weber (sponsorizzato da Merkel ma osteggiato da Macron e dai socialisti). Mentre il gruppo socialista sta seriamente pensando di affidare la propria guida a una spagnola Iratxe García contro il tedesco Udo Bullmann. Uno spostamento a sinistra, verso i socialisti di Sanchez, che potrebbero essere davvero decisivi per le varie cariche europee. Scelte molto lontane da quelle gradite a Salvini.
