giovedì 13/06/2019

Franco ha sparato. Viva Franco. Franco ha ammazzato. Viva Franco. Franco ha estratto la pistola e usata alle spalle. Non importa. Viva comunque Franco.
A Ivrea i dubbi sono eccezioni da rifiutare per una narrazione univoca, un’equazione basilare: quel che è mio lo posso difendere fino a uccidere, e con orgoglio percepito e manifesto. In fin dei conti ora lo dichiara anche la legge, in fin dei conti il ministro dell’Interno ha offerto il suo appoggio e solidarietà al tabaccaio armato con una tempistica che non lascia spazio alle sfumature. Bene, bravo, giusto.
Con qualche paradosso.
Ivrea alle ultime Europee ha votato al 27 per cento e rotti per la Lega. Peccato che il Carroccio sia lo stesso partito che ha sottratto agli italiani 49 milioni di euro, e la restituzione è stata diluita in infinite comode rate; quindi: chi deruba duemila euro (la cifra è ancora da verificare) merita di venir ucciso con una revolverata durante la fuga, e poi viene additato e schifato; mentre chi sottrae una cifra infinite volte maggiore può puntare il dito, insegnare il corretto stile di vita, dettare la strada, godere degli applausi, pavoneggiarsi del consenso. E promuovere le leggi.
In sostanza, la politica ha ridotto la visuale degli italiani al salotto di casa e alle zone limitrofe, ai metri quadri necessari per sentirsi al sicuro: a voi una bella prigione mentale, a noi il resto del bottino; una sorta di panem et circenses in salsa verde, dove il “panem” sono i 49 milioni e le altre amenità acquisite in questi anni, il “circenses” si celebra “con delle pistole perfette per gonfiare il petto, sentirsi forti e necessari, uomini ancora atti a difendere la galera”.
Sergio Leone saprebbe che film girare.
