
(di Roberta Labonia) – E il buon Matteo ci ricasca, non contento di essersi già beccato una reprimenda a dicembre scorso dall’allora Procuratore di Torino Armando Spataro per aver anticipato via tweet la notizia di un operazione della squadra mobile che era ancora in corso, oggi Salvini ha fatto il bis anzi il Ter, facendosi “cazziare” anche dal Procuratore di Monza Luisa Zanetti, e smentire dalla Procura di Prato.
E se a dicembre il motivo del bisticcio fra lui e il Procuratore di Torino fu un suo tweet dai toni superlativi dove anticipava urbi et orbis la chiusura di un operazione che aveva portato all’arresto di 15 mafiosi nigeriani (manco l’avesse arrestati lui con le nude mani), questa volta il Ministro degli Interni ha fatto le cose ancora più in grande e alle 10 di questa mattina ha consegnato una nota alle agenzie di stampa per annunciare con toni trionfalistici che le forze dell’ordine avevano arrestato 11 spacciatori di droga stranieri nel milanese: “nessuna pietà per i venditori di morte. Grazie ai Carabinieri! Pene esemplari ed espulsioni!”
Altra bella botta di propaganda, poteva il capo politico leghista che si è accaparrato il Viminale lasciarsi sfuggire una così ghiotta occasione? Peccato che l’operazione fosse tutt’altro che conclusa. La dichiarazione di Salvini è stata talmente intempestiva da aver mosso il Procuratore di Monza a diramare a stretto giro una nota dove, papale papale, gli ha mandato a dire: “L’operazione, coordinata dalla procura di Monza è tuttora in corso: l’anticipata pubblicazione della notizia espone a rischio il buon esito della stessa”. Roba da andare a nascondersi per la vergogna, fossi stata in Salvini. E invece, imperterrito, il diversamente Ministro degli Interni ha continuato il suo sequel di figuracce, sempre nella mattinata di oggi, con una sua dichiarazione rilasciata in TV (se lo cercate Salvini è nelle piazze o in tv, basta non lo cerchiate al Viminale), quando ha rivelato l’arresto di 10 cinesi a Prato per reati riguardanti un giro di prostituzione. E come è stato negli altri due scivoloni istituzionali di Torino e Monza, anche la reazione irritata della Procura di Prato non si è fatta attendere: ha diramato una nota specificando che gli arresti, in realtà, sono stati ad oggi solo 3 anche se l’inchiesta coinvolge 10 cinesi. Quindi, altro annuncio dato su un inchiesta ancora non conclusasi.
Ora, se potessi parlare a Salvini gli direi: caro Ministro degli Interni che non è altro, ma proprio non ce la fa a tenere a freno la lingua? Proprio non ne può fare a meno dei riflettori per qualche giorno? Non dico per tanto, ad un animale da palcoscenico come lei sarebbe chiedere troppo, ma giusto quella manciata di ore che avrebbero consentito alle sue forze dell’ordine di portare a termine quelle operazioni, proprio non le poteva aspettare? Eppure Lei, Signor Ministro, in quanto massima figura del Viminale, dovrebbe essere consapevole della delicatezza di certi passaggi: piccole sbavature in un operazione di ordine pubblico possono decretarne il fallimento e, in taluni casi, mettere a rischio addirittura l’incolumità degli attori, quelle forze dell’ordine che lei si fregia di rappresentare indossandone tutte le divise.
Ma dubito che le mie parole produrrebbero qualche effetto, dubito nella capacità di autocritica di questo politico, dubito che Salvini sappia cogliere (o forse poco gli cale di cogliere), l’abisso che separa un uomo delle Istituzioni da un’imbonitore di piazza quale lui è.
Dubito che comprenda il salto di qualità che gli occorrerebbe fare per diventare, finalmente, un rappresentante delle Istituzioni che non proclama ma fa, non annuncia ma lavora nella riservatezza, non è autoritario ma autorevole. Ma siccome la speranza è l’ultima a morire provo a far breccia nella sicumera del Ministro degli Interni Matteo Salvini riportando un aneddoto che l’ex procuratore di Torino Spataro, oggi in pensione, racconta in un suo libro e cioè di quando, nel 1981, nell’imminenza dell’arresto del capo brigatista Mario Moretti, ricevette una telefonata dall’allora Ministro degli Interni Rognoni, il quale nel fargli presente “quanto per il Governo sia importante l’arresto di Moretti e quanto sia importante dare la notizia” subito dopo aggiunse, “Però ritengo che prima di ogni altra esigenza vengano quelle dell’autorità giudiziaria. Lei faccia tutto quello che ritiene di dover fare: interrogatori, esame di documenti. Se necessario, si prenda anche una settimana. Però le rivolgo una preghiera: quando ha finito, vorrei che mi telefonasse e dicesse a me personalmente che posso dare la notizia alla stampa”.
E ancora: “Vorrei ricevere – disse Rognoni – questo nulla osta direttamente dalla sua voce, non da altri”.
Altri tempi, altri uomini.
