venerdì 12/04/2019

Il bacio – Il murales dello street artist Tvboy comparso a Roma a marzo ha anticipato l’intesa tra Di Maio e Salvini – Ansa

Secondo: in quale altra democrazia conosciuta la guida effettiva del governo è, oltre che bicefala, fondata sulla reciproca, conclamata fiducia tra due vicepremier?

Terzo: nella difficile situazione della nostra economia, qual è il punto di rottura oltre il quale anche lo stretto rapporto personale tra il leader grillino e quello leghista potrebbe non essere più sufficiente?

Quarto: l’opposizione che non vuole comprendere l’eccezionalità del caso italiano, e che continua a puntare sulla rottura che non c’è, quanto somiglia ai gattini ciechi di staliniana memoria, che vagano senza meta incapaci di comprendere la realtà?

Sul tema dell’amicizia come cemento di governo vi è vasto materiale. Del “gioco delle parti tra Salvini e Di Maio”, che fanno finta di litigare (preferibilmente su questioni extra Contratto), la sondaggista Alessandra Ghisleri parla come di un fatto così evidente da risultare ovvio. Come del resto non fanno che confermare i dioscuri scambiandosi, tra una polemicuzza e l’altra, dolci effusioni. “A Matteo dico grazie per il sostegno offerto al cambiamento”. Anche se “siamo diversi e alcune diversità riemergeranno in campagna elettorale” (Di Maio al Corriere della Sera di lunedì scorso). Ricambia Salvini, il giorno successivo, sempre al Corriere: “Quando il mio amico Luigi Di Maio – e dico amico e non compagno di governo – va a Parigi e incontra qualcuno che mette in difficoltà il governo (i Gilet gialli ndr), io non commento”. Ora, dite voi, quando mai nella storia repubblicana due alleati di governo, ma perfino due esponenti dello stesso partito, o addirittura due politici tout court si sono espressi con tale reciproco garbo, affetto, stima, corrispondenza di amorosi sensi? Grazie! Prego, amico e non compagno! Tutto con tale evidenza, e trasparenza, da recidere di netto qualsiasi illazione sull’uso biforcuto dell’encomio (ti bacio per meglio avvelenarti), così frequente tra i crotali di Palazzo. Infatti, mai immagine fu tanto preveggente e autentica come il celebre murales, opera di Tvboy, che li immortalò avvinti con dietro un cuore rosso. Apparso nel centro di Roma, il 23 marzo 2018, quando del Salvimaio si vagheggiava appena.

Tutto questo per dire che l’informazione politica fa, ci mancherebbe altro, il suo mestiere nel riportare i grossi, medi e minuti scazzi che a ogni ora del giorno e della notte agitano il campo di governo.

Una stampa incisiva nell’esortare alla coesione nazionale con risoluto piglio paterno: anche se magari quei discoli li avrebbero volentieri annegati in fasce (“Smettetela di litigare”: Repubblica del 9 aprile). Nell’elencare con minuzia certosina, una per una, le “271 bufale” dell’“incompetenza gialloverde” (Il Foglio). Malgrado poi, sulle stesse colonne, il direttore Claudio Cerasa riconosca che “i due vicepremier hanno ancora un rapporto ottimo e s’intendono quasi su tutto”; anche se “il problema è ciò che succede a mano a mano che si allontana dalla luce dei due leader”.

Certo, ci si diverte nel definire il Def, Dépliant di finanza elettorale (Repubblica). E si ha buon gioco nel preconizzare un post elezioni europee da incubo, quando un’Italia con le pezze al culo presenterà una manovra “già ipotecata per 23 miliardi nel 2020” (Corriere della Sera). Ok, infiliamo pure il nostro sciagurato Paese nel buco più nero del buco nero, ma ciò non impedirà a quei due di scambiarsi coccole con le rispettive fidanzate e di farlo sapere al mondo, imperturbabili. Mentre l’allegra brigata si completerà con le zingarate del premier Giuseppe Conte (oscar per la battuta più fantasy: “Sarà un anno bellissimo”) che festoso alza il gomito al Vinitaly e poi sgomma sulla Ferrari della polizia.

Insomma, cari colleghi, affanniamoci pure a comprimere la storia del presente in una narrazione che forse non funziona più (tensioni, fibrillazioni, continui preannunci di crisi). Sempre consapevoli però che nel Salvimaio la forza di attrazione è direttamente proporzionale ai sondaggi favorevoli, e alla repulsione suscitata da Forza Italia e Pd. Oppure, visto che siamo in tema, determinata da congiunzioni di potere tipo la cometa di Halley (richiamata dal compare di Marcello De Vito, l’ex cinquestelle capitolino finito dentro). Per dirla terra terra: a questi quando gli ricapita più?

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