Screenshot 2019-04-02 15.43.54.png(Roberta Labonia) – Com’è noto, l’ultima inchiesta parlamentare sulle Banche fu istituita sotto l’egida di un Governo Gentiloni uscente, nel 2017, con la mission di accertare eventuali responsabilità sui crack di 7 istituti di credito italiani degli ultimi anni, a partire da MPS passando per le due Banche Venete, Popolare di Vincenza e Veneto Banca, per finire con le 4 Banchette del centro Italia, Carife, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti.
Questa Commissione fu capitanata da un “virgulto” come Pier Ferdinando Casini, politico di sistema buono per tutti i partiti e per tutte le stagioni e, come ricorderete, si chiuse con una blanda relazione della Commissione Parlamentare che certificava che “l’esercizio dell’attività di vigilanza non si era dimostrato del tutto efficace”.
Sta di fatto che tutto è rimasto nel vago, con un raro gioco di equilibrismo il Casini ha salvato i vertici delle banche e i loro controllori, Banca d’Italia e Consob.
Insomma fu tutto un “facimm a’ mmuina” che si chiuse nell’arco di 6 mesi con un nulla di fatto.

È comprensibile quindi lo sgomento da cui sono stati colti i nostri eroi, dai piddini ai forzisti, ai soliti noti di Banca Italia e Consob, quando circa un mese fa, a festa finita e gabbato lo santo, si son visti approvare da questo Governo, su proposta del Movimento 5 Stelle, una legge per l’istituzione di una nuova Commissione d’inchiesta sul Sistema Bancario che, mamma mia, durerà l’intera legislatura.

Stavolta si fa sul serio: I’area di competenza di questa Commissione spaziera’, con poteri che, tengo a sottolineare, sono uguali a quelli della Magistratura, dalla verifica della normativa dei conflitti di interesse degli Organi di Vigilanza (e qui già si apre un mondo), all’ efficienza e liceità del progetto sull’Unione Bancaria; si ripercorreranno, in un ottica critica, tutte le crisi bancarie degli ultimi anni e, ad abundantiam, la Commissione avrà poteri di indagine anche su soggetti quali i Confidi, le BCC, le Fondazioni bancarie, per poi toccare temi come la deregulation sul risparmio, i derivati finanziari, l’attività delle società di rating, l’anatocismo e l’usura.
Insomma roba da far tremare i polsi a coloro che hanno avuto in mano le leve del potere degli ultimi 30 anni.

Se poi a questo scenario inquietante si aggiunge il fatto che in pole position per la Presidenza di questa Commissione c’è l’uomo indicato dal Movimento 5 Stelle, il senatore e giornalista Gianluigi Paragone, lo scenario assume le tinte cupe di una catastrofe imminente.

Paragone é l’uomo che da anni, pagando anche di persona (ricordate? La7 lo cacciò per le sue inchieste verità a La Gabbia), va portando all’attenzione dell’opinione pubblica, con dovizia di contenuti e particolari, i punti d’ombra, la mancanza di trasparenza e le responsabilità, enormi, di un intera generazione di manager bancari, quelli che tutto hanno fatto e disfatto, complice una distratta Vigilanza e una classe politica che, se la Commissione avrà il coraggio di andare fino in fondo al suo mandato, sarà chiamata in prima persona a rispondere delle crisi delle 7 Banche italiane (a cui si é aggiunta di recente quella di Carige), avendo attinto a piene mani, insieme si loro amici imprenditori e finanzieri, dalle loro casse.

Non a caso anche il Mattarella, dopo aver riottosamente messo la sua firma sulla legge istitutiva della nuova Commissione con inspiegabile ritardo, fiutata l’aria che tira è emerso dalla sua abituale letargia inviando una lettera ai Presidenti di Camera e Senato, dove ha tenuto a sottolineare che le analisi ampliate a tutte le banche «non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia».

Insomma, la paura fa 90.
Dove andrà a ficcare il naso Paragone?

Magari, partendo da lontano, andrà ad aprire i fascicoli impolverati dei derivati finanziari venduti come piovesse al Tesoro italiano, anche in era Draghi, dalle Banche d’affari internazionali. Pure scommesse sui tassi che hanno generato miliardi di perdite alle casse dello Stato (lo sa bene Monti che fu costretto a riconoscere alla Morgan Stanley nel 2012 ben 3,4 miliardi di euro come differenziale di una scommessa persa).

Oppure andrà a mettere sotto la lente d’ingrandimento la stupefacente operazione con cui MPS acquisto’ Banca Antonveneta, una banca decotta, ricevendo la benedizione dell’allora Governatore di Banca d’Italia Mario Draghi, sempre lui.
Operazione che segnò l’inizio della crisi della storica banca della sinistra italiana poi scongiurata da stessa sinistra italiana a suon di miliardi di interventi statali. Soldi di noi cittadini.

Per non parlare del naufragio delle 2 banche venete, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che dopo anni di crisi latente ed un incredibile serie di disattenzioni degli Organi di Vigilanza e dei Governi a trazione di centro sinistra, furono salvate in extremis da un intervento di Banca Intesa che ne rilevo’ la parte buona al modico prezzo di un euro, mentre il marcio se lo è accollato lo Stato, quei quasi 18 miliardi di crediti in sofferenza che si spera almeno in parte vengano recuperati, anche questi, soldi dei contribuenti.

Va da sé che il buon Paragone ficcherebbe il suo naso curioso anche sulla strana decisione presa dalla Commissione UE nel 2014, quando formalizzo all’Italia che la TERCAS non poteva essere salvata con le riserve del Fondo Interbancario di tutela dei Depositi, perché l’operazione avrebbe configurato un aiuto di Stato.
La sua presa di posizione è stata recentemente sconfessata da una Sentenza del Tribunale UE, ma troppo tardi: quella sentenza condiziono’ le modalità con cui l’Italia dovette risolvere le crisi bancarie degli anni successivi per aggirare i paletti UE, modalità che però non evitarono che quasi circa 150 mila fra piccoli azionisti e obbligazionisti vedessero sfumati tutti i loro risparmi.

E se poi sotto il mirino di Paragone finisse lo strano feeling fra BCE e BlackRock, il più grande investitore internazionale del comparto bancario a cui la banca Centrale Europea ha affidato senza alcuna gara gli stress test sui principali istituti bancari europei, ivi compresi quelli italiani?
Avete capito bene: l’affidabilità delle nostre banche é stata misurata da un soggetto che in Borsa sulle banche ci investe decine di miliardi.
E fanculo al conflitto di interessi….

E potrei andare oltre.
Insomma per questa Commissione ce ne sarà abbastanza per lavorare a ritmi serrati per la restante legislatura e quattro anni son tanti, specie se chi la presiede non sarà disposto a fare “a mmuina”.

Motivo in più per comprendere perché l’ancien regime questo Governo lo vuole morto il prima possibile.