martedì 02/04/2019

DOPO VERONA 

“DELIRIO” A PALAZZO CHIGI – GOVERNO

Luigi Di Maio 

Di prima mattina lo stato delle cose lo dipinge una fonte di governo a 5Stelle: “Mi sembra tutto un delirio”. Ed è un delirio nel quale tra Lega e M5S è guerra senza più troppe ipocrisie, con i 5Stelle pronti a insistere sui diritti civili, la mina che se ne stava fuori dal contratto di governo. Anche a costo di giocare sponda con il Pd nelle Aule e nelle commissioni, “però senza esagerare, altrimenti i dem si allargano” sussurrano dai piani alti. E in mezzo al fuoco c’è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’avvocato che vuole mediare, cioè non stare con nessuno, ma che è strattonato da un fronte e dall’altro. Con il Movimento, la parte che ovviamente può tirarlo più forte, che il sabato lo aveva spinto a infierire contro Matteo Salvini, tanto da esortare il vicepremier a “studiare”. Ma domenica è proprio il leghista a ottenere un incontro con il premier più o meno distensivo a Firenze. E ne esce anche una foto dei due sorridenti sotto fronde soleggiate, che ieri invade i quotidiani. Di Maio lo sapeva, assicurano, ma tanti altri 5Stelle no, e quell’immagine la gradiscono poco, anzi per nulla.

Ma è altro a far arrabbiare il capo politico e i vertici. Ovvero il titolo di Repubblica che racconta di un Salvini stentoreo, che (anche) al premier chiede “un cambio di passo, altrimenti crolla tutto”. Nel segno di una convinzione: “Qui comando io”. Così Di Maio, il vice che ora picchia tutti i santi giorni sul coinquilino perché per mesi è stato troppo conciliante, si infuria. E lo dice: “Spero che questa frase non sia vera, sarebbe grave”.

Per qualche minuto il capo e il suo staff pensano di far uscire contro Salvini i ministri a 5Stelle, l’uno dopo l’altro, come una batteria. Sarebbe un atto pesantissimo, quasi un varcare il Rubicone. Ma il Movimento si ferma un attimo prima. Mentre Salvini in giornata smentisce: “Repubblica è un costante pesce d’aprile”. Nel frattempo però c’è anche il sottosegretario dimaiano Vincenzo Spadafora, passato al ruolo di primo artigliere, che spara da Agorà: “Il disegno di legge Pillon è chiuso, non arriverà mai in Aula”.

E il veto al contestato ddl leghista sul diritto di famiglia conferma la linea del Movimento, aprire una breccia sui diritti civili per segnare le differenze con il Carroccio. Con l’obiettivo di riprendersi la base delusa e di tenere a sinistra. Perché il Pd del neo segretario Nicola Zingaretti è tornato un pericolo, che minaccia il sorpasso nelle Europee, e questa è la prima trincea da difendere per Di Maio. Però il paradosso è che ora i 5Stelle devono dialogare con i dem, magari votando addirittura assieme sui diritti civili, perché forse è l’unico modo per indebolire davvero Salvini. Non a caso il calo della Lega (-0,5 per cento) e la crescita di un punto del M5S nei sondaggi del Tg di La7, diffusi ieri, cioè subito dopo il congresso di Verona, vengono ampiamente notati nel Movimento.

E suonano come la conferma che bisogna picchiare innanzitutto sui punti sensibili, dalla famiglia alla legge sul fine vita. Non a caso, in arrivo in Senato c’è anche una proposta di legge a firma di due 5Stelle, Gianluca Ferrara e Mattia Crucioli, per limitare o impedire il rilascio del porto d’armi a chi abbia problemi mentali o psicologici, anche tramite la creazione di un’anagrafe in cui i medici possano segnalare i casi a rischio. “Di fatto è una proposta per limitare gli effetti della legittima difesa” spiegano dal M5S. E sullo sfondo c’è anche la diffusa stanchezza di tanti 5Stelle. Stufi, dicono, di guerreggiare sui dettagli con i leghisti. “A questo punto davvero meglio votare assieme al Pd”. Ma serve equilibrio, al Movimento che ne ha sempre avuto poco.

Mentre la certezza è sempre quella, la ricerca della diversità smarrita (e nascosta). Il sottosegretario Mattia Fantinati lo dice così al Fatto: “Noi e la Lega siamo diversi e alternativi, siamo il governo delle divergenze parallele”. E la semicitazione di Moro potrebbe piacere a Conte, che in serata ospita a Palazzo Chigi una riunione politica con i big a 5Stelle, Di Maio e Bonafede. Perché il ministro all’Economia Tria balla, sotto le accuse del M5S. E Salvini è un vicino ingombrante. Con cui ormai è tutta una lite condominiale.

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