martedì 26/03/2019

M5S

CONTRO DI BATTISTA: “VIAGGI? NON È IL CASO”. IL VICEPREMIER FESTEGGIA: “LI ABBIAMO BATTUTI” E AVVISA IL CARROCCIO: “SERVE UN CHIARIMENTO”

Sparito – Alessandro Di Battista 

Sorride e giura che per carità, il M5S non ha mica perso. Però subito dopo morde senza citarlo il trascinatore sparito dai radar, Alessandro Di Battista, a cui ricorda che “non è il caso di fare viaggi”. Poi promette che il governo durerà quattro anni, “basta rispettare il contratto”. Ma in serata fa sapere che con la Lega “potrebbe andare meglio, quindi serve un chiarimento”. Tutto è se vi pare, e la certezza è che a parlare è Luigi Di Maio, capo dei 5Stelle come al solito battuti in una regione, però questa volta senza prendere una batosta.

E basta a Di Maio per dare la colpa alla stampa, “che parla di crollo ma la verità è che abbiamo battuto tutte le altre liste, compreso il Carroccio”. E anche Roberto Fico cerca di aiutarlo, facendo trapelare che “il M5S resta il primo partito in Basilicata, ed è un risultato prezioso”. Ma la realtà forse è altrove. È nello sfogo di un big: “Se andiamo avanti così sarà un Vietnam”. E in altre sillabe, proprio sue, proprio di Di Maio, che trasudano rabbia. Perché il vicepremier morde Di Battista: “Non è il momento di mollare, è il momento di dare ancora di più. Non ci sono viaggi da fare…”. E il riferimento alla prossima trasferta in India dell’ex deputato è evidente. Come la successiva unghiata: “Qualche portavoce ha paura di andare in tv perché teme di essere aggredito”. Ed è un dito puntato contro il veterano che doveva recuperare la base, dando battaglia sui temi identitari come l’ambiente e il no al Tav. Insomma doveva (dovrebbe) aiutare a tenere a sinistra, dove il Pd recupera terreno nei sondaggi stando fermo, ed ecco perché Di Maio strilla contro i dem battuti “e il bipolarismo che non c’è”. Solo che l’ex deputato latita da oltre un mese, anche perché vuole capire se le promesse sulla Torino-Lione e sulla revoca della concessione ad Autostrade verranno mantenute. Invece Di Maio ha fretta e lo rampogna. Anche se Di Battista serve, per evitare il baratro nelle Europee. Lo pensano ancora ai piani alti, e lo dice il senatore Gianluigi Paragone, convinto che “per vincere è necessario un M5S cazzuto, e comunque non possiamo fare a meno di Alessandro”. Perché c’è voglia di vecchi bandiere.

Proprio ieri, a La Stampa, il premier Giuseppe Conte l’ha buttata lì: “Possiamo aggiungere temi condivisi al contratto di governo”. E per il corpaccione del gruppo parlamentare sarebbe un’ottima mossa. Gianluca Perilli, vicecapogruppo in Senato: “È necessario che il Movimento porti avanti temi identitari, dai diritti civili come il fine vita e la parità di genere a provvedimenti di carattere sociale. E per metterli sul tavolo si può fare ricorso il comitato di conciliazione, previsto dal contratto ma mai attivato”.

E un altro senatore, Emanuele Dessì, gli fa eco: “I diritti civili sono fondamentali”. Ma poi si torna a Di Maio, che a Quarta Repubblica ringhia contro la Lega: “La convivenza potrebbe andare meglio se si evitasse di mettere sempre quella parolina in più che sporca ogni provvedimento del M5S. Invece io ho taciuto sui rimpatri che non vengono ancora fatti”. Ma gli è tornata la voce, a occhio.

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