venerdì 22/03/2019

SMENTITA NEI FATTI LA TESI DEL PREMIER E DEI MINISTRI GRILLINI: IL “SEQUESTRO” DEI 177 MIGRANTI NEL PORTO DI CATANIA NON FU UN ATTO COLLEGIALE DEL GOVERNO

Quasi salvo – Matteo Salvini mercoledì è stato “graziato” dal Senato – Ansa

Nessuna responsabilità per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli rispetto alla gestione dei migranti della Diciotti. Lo ha deciso il Tribunale dei ministri di Catania che, per gli stessi fatti, aveva invece chiesto il processo per Matteo Salvini, ipotizzando a suo carico il reato di sequestro aggravato di persona, ossia dei 177 naufraghi trattenuti a bordo della nave della Guardia Costiera già attraccata al porto del capoluogo etneo.

Richiesta respinta due giorni fa dal Senato che, nel caso del capo del Carroccio, ha riconosciuto gli straordinari presupposti che escludono l’ordinaria competenza della magistratura anche nei confronti dei ministri. La memoria difensiva predisposta per Palazzo Madama da Salvini era stata corredata da due lettere vergate rispettivamente da Conte, Di Maio e Toninelli che avevano sentito l’esigenza di sottolineare in atti, sebbene a posteriori, la condivisione delle responsabilità del caso Diciotti: le lettere in questione erano poi state rimesse dalla presidenza del Senato alla valutazione del collegio di Catania.

Quest’ultimo, disponendo l’archiviazione nei confronti dei tre, ha respinto in radice la tesi sostenuta non solo da Salvini, ma pure nell’autodenuncia dei suoi colleghi di governo. A partire dal presidente del Consiglio che, peraltro, solo poche settimane prima del caso Diciotti aveva d’autorità ordinato lo sbarco di migranti dalla stessa nave, con il palese dissenso del ministro leghista.

Il provvedimento di archiviazione nei confronti di Conte, Di Maio e Toninelli è definitivo perché non è impugnabile. Quanto alla posizione di Salvini invece la magistratura potrebbe anche decidere di sollevare un conflitto di attribuzione rispetto a Palazzo Madama. Secondo il presidente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi “se l’autorità giudiziaria ritiene che quella non autorizzazione non sia giustificata, può sollevare il conflitto di attribuzione di poteri contro il Parlamento. Poi – ha precisato – si tratterà di stabilire se è ammissibile o meno”.

Nel corso del dibattito in aula a Palazzo Madama, più d’uno ha sollevato dubbi e perplessità sulla decisione di negare l’autorizzazione a procedere. Pietro Grasso di Leu ad esempio ha tentato di spiegare, senza fortuna, che la condotta di Salvini in quei cinque giorni di agosto finiti nel mirino della magistratura non potesse essere giustificata in base un interesse pubblico di rango costituzionale preminente, vale a dire prevalente sulla libertà personale dei migranti trattenuti a bordo quando già erano in territorio italiano. Ossia in un momento in cui era già nei fatti escluso che potessero rappresentare una minaccia ad esempio all’interesse alla sicurezza delle frontiere.

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