
Di Francesco Erspamer
Fra le vittorie del liberismo c’è l’abbandono dell’interesse per la Storia, e non solo quella lontana, che serviva a farci capire che sono esistite, e dunque sono possibili, diverse forme di governo e di società; anche della Storia recente o recentissima, che consentiva un minimo di verifiche dell’attualità spacciata dai media. Sempre più persone vivono appiattite sul presente, diventando così facili prede della pubblicità e dei telegiornali; e i giornalisti e gli intellettuali, inclusi quelli che citano Heidegger, Leibniz e Platone, si guardano bene dal fare confronti poco graditi ai loro padroni.
Per esempio, non mi pare che nelle appassionate discussioni sulla pretestuosa richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini qualcuno abbia menzionato l’inchiesta che per quattro anni (quattro anni!) paralizzò l’operato del presidente americano Bill Clinton, impedendogli di perseguire la sua ambizione di istituire un sistema sanitario pubblico e di fatto creando le premesse per uno slittamento a destra del paese e profonde liberalizzazioni, inclusa la revoca della legge Glass-Steagall che per quasi settant’anni aveva prevenuto le peggiori forme di speculazione finanziaria.
Anche allora ci furono anime belle che sostennero che alla “giustizia” si dovesse dare mano libera, pur sapendo bene che si trattava di una giustizia di parte e che il vero scopo era politico.
E se gli anni novanta sono troppo distanti, vi ricordate almeno delle enormi difficoltà incontrate nel suo primo anno da Virginia Raggi a causa di un processo per accuse altrettanto inconsistenti di quelle contro Salvini?
Cosa credete che succederebbe se Salvini fosse processato?
Ovviamente i giudici piddini la tirerebbero per le lunghe, in modo da avere un ministro degli interni azzoppato per il maggior tempo possibile, e con lui l’intero governo; mentre la stampa si scatenerebbe denunciando le inadempienze e i ritardi del M5S.
I liberisti stanno disperatamente cercando di guadagnare mesi preziosi: temono le riforme strutturali concordate da M5S e Lega e faranno di tutto per impedirle. Invece noi non possiamo permetterci il lusso di rimandarle né di dividere o indebolire questo governo, l’unico possibile per i pentastellati: è vitale arrivare alle prossime elezioni politiche avendo realizzato profondi cambiamenti nel sistema elettorale, fiscale, giuridico e soprattutto mediatico.
Non c’è molto tempo. Per riuscirci, oggi suggerisco agli iscritti pentastellati di VOTARE SÌ: sì, Salvini e il governo avevano il diritto di impedire ingressi illegali in Italia; sì, vogliamo attuare riforme che non piacciono alla casta e ai suoi giornali; sì, affermiamo la supremazia dello Stato e non delle multinazionali o delle Ong, del pubblico e non del privato, dei diritti collettivi su quelli individuali.
