venerdì 01/02/2019
TORINO-LIONE – IL VICEPREMIER OGGI A CHIOMONTE. IL LEADER VALSUSINO PERINO: “CI DEVE 49 MILIONI, IL M5S NON LI HA, MA LE IMPRESE CHE VOGLIONO IL TRENO SÌ”

Salvini arriverà a Chiomonte in mattinata e i No Tav sono pronti ad accoglierlo: “Saremo lì con il massimo del buon senso e con la massima sorpresa”, annuncia il leader del movimento della Val di Susa Alberto Perino. Il capo del Viminale, dalla poltrona di Porta a Porta, replica: “Basta che rispondano alle idee con le idee. Vado a Chiomonte per portare solidarietà alle forze dell’ordine”. Cercando di schivare la risposta in merito alla Torino-Lione che può infastidire gli alleati del Movimento 5 Stelle, il segretario della Lega rischia di alimentare la protesta dei No Tav, in perenne conflitto con gli schieramenti di polizia, carabinieri ed esercito a tutela del cantiere. “Dovrebbe preoccuparsi di quante risorse stiamo sprecando a difesa di quel cantiere – afferma Francesca Frediani, consigliera regionale M5Sin Piemonte –. Salvini non capisce che il Tav non è un tema qualunque, non può fare i suoi show e sparare dei dati a caso”.
Molti pentastellati ci tengono a far comprendere una cosa a Salvini: “Deve sapere che quello che vedrà è un tunnel geognostico, di studio, che servirà da galleria di servizio. Del tunnel di base non è stato scavato un metro”, spiega il deputato valsusino Luca Carabetta. Il vicepremier Luigi Di Maio, che non intende visitare Chiomonte, sottolinea che quello “è un cantiere che non è mai partito, perché non si è ancora scavato di quel tunnel, dove deve passare il treno, neanche un centimetro”. La loro linea, almeno dal punto di vista della comunicazione, è chiara. Con Salvini continua a predominare la linea del dialogo, dell’accordo che ha portato al contratto di governo e alla “ridiscussione” della Torino-Lione: “Non sono scontento del contratto e di come stiamo portando avanti la questione – aggiunge Carabetta – M5S e Lega hanno fatto un passo indietro per guardare ai datti in maniera non ideologica. Da una discussione può emergere qualcosa di buono”.
“È un marpione, io con Salvini non parlo – afferma invece il leader No Tav Perino –. Spiegargli tutto sarebbe tempo perso. D’altronde hanno fatto passare come dei loro dati uno studio di Telt del 2012”. Perino prevede che Salvini cederà alle istanze dei Sì Tav perché il Carroccio segue la linea degli imprenditori: “La Lega deve pagare 49 milioni di euro e ha le casse vuote, soldi che il M5s non può dargli e le imprese sì”.
Chi invita tutti al dialogo – in modo un po’ naïf – è Mino Giachino, l’ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi tornato alla carica con le manifestazioni delle madamine in piazza Castello a Torino: “Ho sentito che alcuni No Tav andranno a contestare. Perché? A cosa serve? Un governo va sollecitato e non insultato, soprattutto quando va a rendersi conto della situazione locale”. Per questo propone ai manifestanti contrari alla Torino-Lione di invitarlo a prendere un caffè a Chiomonte e discutere: “Erano tanto belle le discussioni nei caffè dei nostri paesi senza insultarsi e senza mancarsi di riguardo”. Invece il Partito democratico corteggia il ministro dell’Interno come fosse il vero capo del governo: “Salvini ha uno strumento molto semplice per sbloccare i lavori della Torino-Lione: andare in consiglio dei ministri e dire che il consiglio dei ministri deve dare l’ordine al ministro Toninelli di sbloccare i lavori – ha detto ieri l’ex ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio –. Non è facendo le gite in Piemonte che si sbloccano i lavori, è facendo il proprio mestiere”. Delrio ha annunciato un esposto alla Corte dei conti sui rischi finanziari di Telt legati allo stop dei lavori e poi ha bacchettato i pentastellati sulla linea Torino-Lione: “Credo non la conoscano, perché continuano a dire che non è stato scavato neanche un centimetro, invece ci sono 32 chilometri di gallerie, di cui sei della galleria di base”. 32 chilometri su un totale di 162, per l’esattezza.
