
Davide Lessi
Qual è il motivo dello scontro tra Italia e Francia?
È di nuovo l’immigrazione. Ma questa volta non c’entrano gli sbarchi né i respingimenti ai confini dei due Paesi. A scatenare le polemiche sono state le frasi del vicepremier Luigi Di Maio che ha accusato la Francia di colonialismo e di «impoverire» l’Africa anche grazie a una moneta, il franco Cfa.
Che cos’è il franco Cfa?
È la valuta vigente in 14 Paesi africani, per lo più ex colonie francesi. Il franco Cfa ha un cambio legato alla moneta unica europea (pari a 0,0015 euro). E viene garantito dal Tesoro di Parigi con un deposito di circa 10 miliardi di euro, pari al 50 per cento delle riserve dei Paesi che ne fanno parte.
Quali sono i pro e i contro del franco Cfa?
Grazie al legame della moneta con l’euro è garantita una stabilità monetaria e la gratuità dei trasferimenti finanziari all’interno di un unico sistema di cambio. Ma gli Stati che lo adottano, con un euro forte, possono incontrare più ostacoli nell’esportare in Paesi terzi.
Ha ragione, dunque, chi attacca Parigi?
Tecnicamente i Paesi che hanno il franco Cfa possono uscire dall’accordo. Per ora non è arrivata nessuna richiesta in tal senso.
C’è una correlazione tra i Paesi con il franco Cfa e gli sbarchi in Italia?
I dati del ministero dell’Interno smentiscono questa correlazione. Nell’elenco degli Stati da cui sono arrivati i migranti in Italia nel 2018 il primo Paese che adotta il franco Cfa è la Costa d’Avorio. Ma è solo ottavo della lista, con 1064 persone sbarcate sulle 23.370 totali.
È la prima volta che si arriva allo scontro diplomatico con Parigi?
No, lo scorso giugno fu l’Italia a convocare l’ambasciatore francese per le frasi del portavoce di En Marche!, il partito di Macron, che definì «vomitevole» l’atteggiamento di Salvini sui migranti dell’Aquarius.
