giovedì 17/01/2019
LA TROVATA – L’IDEA DI RIDURRE L’OPERA AL SOLO TUNNEL DI BASE NON BASTA A RENDERLA UTILE. I RISPARMI DIROTTATI SU CAPITOLI CARI AL M5S. CHE DICE: “RESTIAMO PER IL NO”
I giornali l’hanno già ribattezzato “mini Tav”. Che di mini ha molto poco, ma tanto basta alla Lega per proporlo ai 5Stelle come alternativa a uno stop dell’opera che il partito di Matteo Salvini vuole scongiurare nonostante l’analisi costi-benefici sia negativa. Una via che i 5Stelle non vogliono seguire. “Non è la nostra volontà”, spiegano fonti vicine a Luigi Di Maio.
Sulla Torino-Lione è ormai in atto uno scontro a suon di indiscrezioni e suggestioni, in buona parte evocate dalla grande stampa su dati più o meno veri. L’ultima è presto spiegata: tagliare i costi del tracciato per ridurlo dal lato italiano, in sostanza, al solo tunnel di base, il traforo a due canne lungo 57,5 chilometri, tra le stazioni di Saint-Jean de Maurienne in Francia e Susa/Bussoleno in Italia, ma che per oltre due terzi è in territorio francese.
A oggi, per la parte rilevante dell’opera, sono stati spesi 1,4 miliardi: ne mancano altri 10. Andare avanti costerebbe all’Italia almeno 3 miliardi (il 35% del tunnel di base, 8,6 miliardi secondo il costruttore italo-francese Telt) più i due per il collegamento finale da parte italiana. Ed è qui che si inserisce l’ultima indiscrezione. L’analisi costi-benefici, commissionata dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli a una task force di esperti capitanati da Marco Ponti, bolla l’opera come uno spreco di soldi, ma incorpora anche scenari alternativi sulle diverse componenti del tracciato. Uno di questi ipotizza che non vengano spesi i soldi per il collegamento dal lato italiano, da Avigliana al nodo ferroviario di Torino. Il risparmio è di circa 1,7 miliardi. Soldi che, nelle intenzioni della Lega, verrebbero dirottati su altri capitoli cari ai 5Stelle (dalla metropolitana di Torino agli investimenti in Val di Susa, alla riduzione dei tagli ai trasferimenti alle Ferrovie che colpiscono soprattutto il Sud).
L’ACCELERAZIONE
Il dossier costi-benefici arriverà entro fine mese. Oggi se ne parlerà a Palazzo Chigi
Problema: in termini di analisi costi-benefici quella tratta non impatta in modo sostanziale e non è sufficiente a rendere il dossier positivo. Perché la decisione ridurrebbe sì i costi, ma anche i benefici visto che ridimensionerebbe l’opera – dal lato italiano – al solo tunnel, senza potenziare la tratta nazionale. E perché l’analisi non considera solo i costi a carico dell’Italia, ma anche quelli a carico della Francia (il 25%) e della Commissione Ue (il 40%). Che restano, almeno per la parte rilevante, di oltre 10 miliardi. E questo senza considerare che la tratta transalpina per collegare il tunnel a Lione – di cui il governo francese non ne vuole più sapere – farebbe lievitare il “prezzo” a 20 miliardi.
Esiste poi un altro spauracchio e riguarda i costi dello stop all’opera (per i quali servirà un voto parlamentare per modificare il trattato Italia-Francia) la cui quantificazione spetta all’analisi tecnico-giuridica del ministero da affiancare al dossier degli esperti di Toninelli. Ieri il Messaggero parlava di “rischio penali da 3,5 miliardi” evidenziati dall’Avvocatura dello Stato. Un numero curioso, che in realtà è quello indicato in mattinata in audizione alla Camera da Paolo Foietta, che da commissario governativo del Tav si comporta da lobbista della grande opera.
Il dato arriva, peraltro, dallo stesso costruttore Telt. Foietta in passato ha parlato di 2 miliardi e ammesso che non esistono “penali” (nessun grande appalto è stato firmato) e gli accordi bilaterali non prevedono clausole che compensino le spese per i lavori fatti oltre-confine. La strategia sembra insomma la stessa già usata per il via libera al Terzo Valico ligure, bocciato dall’analisi costi-benefici, che i 5Stelle hanno dovuto ingoiare. L’escamotage, in quel caso, era stato fornito dagli 1,2 miliardi di penali rilevati dall’analisi giuridica.
La pressione sui 5Stelle per ripetere lo spartito è fortissima. E passa anche dall’ipotesi strampalata di indire un referendum sul Tav. Ipotesi lanciata da Salvini e su cui la Lega anche ieri ha ribadito il suo favore per bocca del deputato Igor Iezzi (“nessuno abbia paura del popolo”).
Una linea che non piace ai 5Stelle. “I referendum meritano rispetto ma quella sul Tav è una battaglia identitaria del Movimento”, ha spiegato il presidente della Camera Roberto Fico. In questa guerra di logoramento, l’unica certezza è l’assedio ai 5Stelle. Anche per questo, Toninelli ha deciso di accelerare i tempi e pubblicare i documenti entro fine mese, al più entro metà febbraio.
La decisione, insomma, arriverà prima delle Europee. Stamattina la questione Tav verrà affrontata al vertice convocato a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte, Di Maio e Salvini che dovrebbe limare gli ultimi attriti sul decreto per Quota 100 e reddito di cittadinanza. In caso di via libera, finirebbe in un Consiglio dei ministri pomeridiano.
