mercoledì 16/01/2019

LA LETTERA

LORENZO FIORAMONTI – IL VICEMINISTRO DELEGATO ALL’UNIVERSITÀ RISPONDE A GRÜNER SUL CASO TOR VERGATA

Carissimo professor Gruner, ho seguito con attenzione la vicenda che l’ha vista parte in causa, e ho letto con interesse la Sua lettera, che della vicenda riassume i passi salienti.

Come certo saprà, da quando ho ricevuto l’incarico di sottosegretario e poi di viceministro con delega all’Università, mi sono impegnato affinché si facessero ulteriori passi in avanti per garantire trasparenza e meritocrazia nel reclutamento e nell’attività di ricerca.

Voglio approfittare della richiesta che mi porge per chiarire una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti una volta per tutte, e che dopo alcuni mesi di lavoro al Ministero, per me è vieppiù evidente: il mondo dell’università in questo paese è eccellente, ed è in larga parte animato da persone di altissimo valore, che lavorano duramente e onestamente, ovviando con la passione, la fatica e la creatività alle carenze strutturali ed economiche cui sono stati costretti negli ultimi venti anni. Mi preme sottolineare questo fatto essenziale, perché non voglio che qualcuno pensi (o strumentalmente interpreti) che interessarsi a vicende come quella che ha vissuto Lei significhi giudicare negativamente l’intero sistema universitario. Anzi, per me significa il contrario: salvaguardarlo e rafforzarlo.

Fatta questa doverosa premessa, Le dico subito che non ho nulla da aggiungere dal punto di vista legale ed amministrativo alla sentenza che l’ha vista avere ragione, e che lei espone con chiarezza nei dettagli e nelle possibili implicazioni. Credo nello stato di Diritto, e Lei mi insegna da amministrativista che una sentenza definitiva non può che essere accolta, esprimendo fiducia nel lavoro dei magistrati preposti al giudizio. Dunque mi permetto di complimentarmi con il suo lavoro e la sua pervicacia nel rivendicare un diritto (quello di partecipare ad un concorso per professore associato avendone tutti i requisiti) che è due volte sacrosanto: in linea di principio generale (io sono convinto che quanti più ricercatori partecipino ad una selezione tanto più qualificato sarà il vincitore), ed in punto di diritto, dopo una sentenza che lo certifica senza lasciare spazio a dubbi. Credo altresì sia stato giusto per l’Ateneo di Tor Vergata difendersi, perché è un diritto democratico in qualunque controversia e non mi permetto di entrare nel merito né dell’esposizione delle Sue ragioni né di quelle dell’ateneo: ci hanno già pensato i giudici del Consiglio di Stato.

Come già detto pubblicamente in altre circostanze, ribadisco che ritengo invece deprecabile e incompatibile con la mia idea di gestione di un ateneo pubblico, l’atteggiamento tenuto nei suoi confronti dal Rettore, che emerge chiaramente dalle registrazioni che Lei ha prodotto e la stampa ripreso. L’autonomia del ricercatore e la certezza dei suoi diritti sono per me valori fondativi del mondo della ricerca, mondo nel quale le intimidazioni non possono avere diritto di cittadinanza (…).

 

 

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